Il Tribunale Penale Internazionale ha oggi condannato all’ergastolo l’ex Generale serbo-bosniaco Ratko Mladić per i crimini commessi nell’ambito del conflitto che ha insanguinato la ex Jugoslavia negli anni 90. Mladic è stato riconosciuto colpevole di dieci degli undici capi di accusa a suo carico, tra i quali il genocidio di Srebrenica che avvenne l’11 luglio 1995 con il massacro di 8372 persone uomini e adolescenti.
Questa sentenza consegna sollievo e pace, per quanto ciò sia possibile, ai familiari delle vittime e una giornata storica all’umanità intera. Il mondo della politica e della giustizia penale internazionale possono proseguire con maggior fiducia l’opera di sviluppo dei diritti umani e dello stato di diritto democratico, che deve fondarsi su leggi giuste applicate giustamente, in altre parole, in linea con i principi e le norme internazionali che garantiscono il rispetto dei diritti umani e la supremazia della legge.
Siamo lieti di ricordare che nella commissione di indagine che poi portò all’istituzione del Tribunale ha lavorato, anche in qualità di presidente della commissione, il compianto professore emerito Cherif Bassiouni, a lungo Presidente dell’Istituto di Siracusa il cui ruolo ha permesso di comprendere quanto è significativa la possibilità di perseguire i crimini di guerra unendoli alle responsabilità penali individuali.
La sentenza è significativa anche rispetto al futuro della Corte Penale Internazionale e alla complicata fase che sta attraversando, essendo accusata da alcuni despoti africani di essere un’istituzione manovrata dagli europei che, colpendo apparentemente solo alcune aree del mondo, manterrebbe una sorta di controllo neo-coloniale.
Sono trascorsi 22 anni dalla criminale tragedia di Srebrenica e giungere a questa sentenza che fa giustizia e produce conoscenza. L’auspicio è che ne occorrano meno per fare luce e giustizia anche rispetto a Bashar Al Assad e a tutti coloro che lo hanno protetto, affiancato e sostenuto nel perpetrare crimini contro l’umanità in Siria.