Riportiamo una sintesi dell’intervento del Ministro degli Esteri e leader di Forza
Italia Antonio Tajani al Congresso degli iscritti italiani al Partito Radicale:
“Tra tutte le battaglie, ce n’è una che condivido e che caratterizza la nostra identità
europea ed è quella contro la pena di morte. È una battaglia di giustizia importante
nella nostra società, sono convinto che ognuno nella vita possa cambiare e migliorare.
Ricordo che durante un convengo a Rimini parlarono due ergastolani condannati per
pluriomicidio. Non hanno mai negato la loro responsabilità, ma durante il carcere
hanno cambiato vita, si sono convertiti e hanno deciso di lavorare per aiutare gli altri
ergastolani a redimersi. Se ci fosse stata la pena di morte, queste persone non
avrebbero potuto aiutare altri esseri umani. Era giusto che scontassero la pena
detentiva, però non era giusto togliere loro la vita perché ognuno di noi può cambiare
in meglio. Quindi credo che le battaglie contro la pena di morte siano sacrosante.
Sapete bene che il mio movimento politico è quello che più di ogni altro si batte per
una giustizia giusta, cioè capire che si è innocenti finché non c’è una condanna
definitiva e che siamo figli del diritto romano in cui ci sono 2 cardini: in dubbio pro
reo (qualsiasi dubbio deve essere a favore del reo) e nulla poena sine lege (non ci può
essere una condanna per un fatto commesso prima che entrasse in vigore una legge).
Avere una giustizia giusta non significa andare contro i magistrati, anzi significa
valorizzare il lavoro del giudice. Pubblica accusa e difesa devono stare sullo stesso livello e il giudice ascolta e decide da che parte deve pendere la bilancia. Questo è un
processo giusto. Fare la riforma della giustizia non significa stare dalla parte dei
delinquenti, della mafia, della camorra o della ‘ndrangheta. Se sei colpevole e vieni
condannato, vai in carcere. Non può essere tutto fatto in base ad un’accusa che
dimostra la tua colpevolezza. La riforma della giustizia non è un attacco contro i
magistrati, ma un’azione a difesa dei diritti del cittadino. Ricordiamoci che al centro
di tutto c’è la persona e tutto deve essere al servizio della persona, così come lo Stato
e le istituzioni. La separazione delle carriere non è un’offesa ai magistrati o all’ordine
giudiziario, è una difesa di un principio di Montesquieu, padre della democrazia
moderna e della separazione dei poteri. Credo che un bravo inquirente debba avere
fiuto e non soltanto leggere il rapporto scritto di chi traduce le intercettazioni. Questo
sistema va rivisto. Ci troviamo d’accordo sul fatto che difendere il diritto di Israele ad
esistere, contro chi dice che deve essere cancellato dalla carta geografica, non
significa andare contro il popolo palestinese. Gli ebrei morti bisogna celebrarli e
quelli vivi bisogna cacciarli dalla loro terra? Lo stato di Israele è nato proprio per
impedire una nuova Shoah ed impedire che qualche criminale decida di eliminare
milioni di persone perché professano una religione. Gli ebrei si sono costruiti il loro
Stato e non si può impedire loro di averlo. Non si può confondere la politica dello
Stato di Israele con il diritto di ogni cittadino ebreo che vive in Europa di non essere
esposto al pubblico ludibrio con delle Stelle di Davide disegnate sotto casa, come sta
tornando ad accadere in molti Paesi europei. È una vergogna inaccettabile. Non si
può confondere la politica del ministro di Israele con il popolo ebreo. Anche noi
abbiamo detto ad Israele che ha il diritto di colpire le basi dei terroristi di Hamas
dopo l’orribile strage. Durante la mia visita in Israele ho visto delle immagini che vi
auguro di non vedere mai, come profanazioni di cadaveri e bambini decapitati. Lì non
era un’azione di guerra. Soltanto un vigliacco se la prende con un neonato, un
combattente coraggioso combatte contro il soldato nemico e non va casa per casa
dalla gente che dorme. Abbiamo anche detto a Israele che la reazione deve essere
proporzionata. Difendere il diritto dello Stato di Israele ad esistere, non significa dire
che i palestinesi non devono avere il loro Stato. Due popoli e due Stati credo che sia
la miglior ricetta possibile per risolvere definitivamente la questione in Medio
Oriente. Ciò bisogna farlo sempre col dialogo e la diplomazia, cercando di impedire
escalation. Abbiamo invitato Israele alla prudenza ed è necessario che tutti lavorino per una de-escalation, dato che il nostro obiettivo finale è la pace giusta. Anche gli
ucraini hanno il diritto ad avere una patria libera e questa pace giusta bisogna
costruirla. Queste sono alcune questioni di politica estera che stiamo affrontando e
credo che abbiamo una visione comune sulla difesa dei diritti umani, guardiamo ad
esempio al Tibet o tante altre parti del mondo in cui sono conculcati i diritti di libertà
o i diritti dei cristiani di professare la loro fede perché perseguitati in quanto tali.
Questa è un’altra voce che voglio far sentire perché non sempre se ne parla e spesso
ci si dimentica delle persecuzioni che subiscono i cristiani. Libertà è la parola che ci
accomuna e su alcune questioni possiamo lavorare insieme e combattere delle
battaglie. Ricordo che Berlusconi nei suoi ultimi interventi parlava sempre della
situazione nelle carceri e di come erano le condizioni di vita. Non bisogna confondere
la giusta pena che deve essere inflitta al colpevole con le condizioni di vita del
condannato. La dignità dell’essere umano deve essere sempre rispettata, anche
quando sei giustamente detenuto. Il 41-bis in alcuni casi serve, ma far vivere il
detenuto in condizioni disumane è un’altra cosa. Il carcere duro non è il
maltrattamento della persona, ma la riduzione di alcune possibilità di agire. Gli stessi
agenti di polizia penitenziaria denunciano il fatto che le nostre carceri siano troppo
affollate, quindi bisogna lavorare e fare un percorso affinché diventino come sono
negli altri Paesi. Forse potremmo anche trovarci d’accordo su alcuni temi a difesa
dell’ambiente. Io non sono seguace della religione di Greta Thunberg e del
commissario Timmermans, ma non sono neanche un negazionista. Visto quello che è
accaduto in Toscana e in Romagna, credo che dobbiamo proteggere l’ambiente. Per
citare la visione del chiostro delle abbazie del tardo Medioevo e della città
berlusconiana di Milano 2, l’uomo è al centro e il verde è attorno a lui e curato da lui,
quindi è l’uomo che ha il dovere di tutelare l’ambiente. Berlusconi costruì Milano 2 a
misura d’uomo, con tanto verde, case basse e possibilità di camminare lontano dalle
macchine. Nella politica ambientale dobbiamo mettere al centro la persona con i suoi
bisogni. La terza via tra il negazionismo e i sostenitori giacobini di questo nuovo
panteismo è una politica ambientale a misura d’uomo, più pragmatica e che mette al
centro la persona. Al centro c’è sempre la persona, ognuno è diverso dall’altro e
indispensabile al mondo, anche il vecchio e il portatore di disabilità sono utili. Ci
tenevo a portare un saluto per dire alcune cose sulle quali ci possiamo ritrovare. Se
vogliamo combattere insieme battaglie per la persona, io ci sono, noi ci siamo.”