In occasione del 15° anniversario della Giornata internazionale della democrazia, il Segretario Generale ONU ha osservato che “in tutto il mondo la democrazia sta arretrando”. “Lo spazio civico si sta riducendo. Crescono la sfiducia e la disinformazione. E la polarizzazione sta minando le istituzioni democratiche”.
“E’ giunto il momento” di dare l’allarme e “riaffermare che democrazia, sviluppo e diritti umani sono interdipendenti e si rafforzano a vicenda”. “È giunto il momento di difendere i principi democratici di uguaglianza, inclusione e solidarietà”. Il Segretario Generale ha affermato che è importante stare dalla parte di coloro che si sforzano di garantire lo stato di diritto e di promuovere la piena partecipazione al processo decisionale.
Guterres ha richiamato l’attenzione sul tema di quest’anno, incentrato sui media liberi, indipendenti e pluralistici, che ha definito “la pietra angolare delle società democratiche”. Ha avvertito che, dalle aggressioni verbali alla sorveglianza online e alle molestie legali, i tentativi di mettere a tacere i giornalisti “diventano ogni giorno più sfacciati”, soprattutto nei confronti delle giornaliste. Mentre gli operatori dei media devono affrontare censura, detenzione, violenza fisica e persino uccisioni – spesso impunite – Guterres ha ricordato che “questi percorsi oscuri portano inevitabilmente all’instabilità, all’ingiustizia e a cose peggiori”.
“Senza una stampa libera, la democrazia non può sopravvivere. Senza libertà di espressione, non c’è libertà”.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), negli ultimi cinque anni l’85% della popolazione mondiale ha subito un calo della libertà di stampa. L’agenzia delle Nazioni Unite ha spiegato che, nel tentativo di ostacolare il loro lavoro, i media a livello globale stanno subendo sempre più attacchi, online e offline. Sono presi di mira con l’aumento della detenzione, l’uso di leggi sulla diffamazione, leggi sulla cybersicurezza o sull’incitamento all’odio per frenare l’espressione online e crescenti tecnologie di sorveglianza.
La crisi del COVID-19 ha inoltre dimostrato come sia diventato più che mai critico per i media raccogliere e valutare i fatti e combattere la disinformazione. Altrettanto critico è garantire la sicurezza online.
Le donne giornaliste sono particolarmente colpite. L’UNESCO e l’International Center for Journalists hanno rilevato che il 73% di 714 giornaliste di 125 Paesi ha dichiarato di aver subito violenza online nel corso del proprio lavoro. Inoltre, i tentativi di mettere a tacere i giornalisti diventano ogni giorno più sfacciati e spesso sono loro a pagare il prezzo più alto.
Dal 2016 alla fine del 2021, l’UNESCO ha registrato l’uccisione di 455 giornalisti, morti per il loro lavoro o mentre erano in servizio.
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