Apprendiamo con grande sconcerto che non è presente la voce dell’Italia nell’appello congiunto che dieci ambasciate di paesi di avanzata democrazia hanno rivolto al governo turco.Le ambasciate di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Olanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia, Finlandia e Danimarca in Turchia hanno chiesto l’immediato rilascio del filantropo turco e attivista per i diritti umani Osman Kavala che è ristretto in carcere da quattro anni in attesa di giudizio, nonostante le sentenze perentorie della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) che in due occasioni, nel 2019 e nel 2020, aveva stabilito che le prove dell’accusa contro Kavala, di sovversione contro i poteri dello stato, di sostegno al terrorismo e di spionaggio politico e militare, sono prive di ogni fondamento e che quindi il suo arresto rappresenta un abuso di potere dettato da motivazioni meramente politiche. La sentenza di Strasburgo è vincolante per la Turchia, membro del Consiglio d’Europa e dunque aderisce alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), dal momento che il 9 giugno 2021 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha annunciato per la prima volta che avvierà una procedura di violazione contro il governo turco se le decisioni della Corte EDU su Osman Kavala non saranno attuate affermando che la prolungata detenzione del filantropo turco costituisce una violazione del diritto internazionale. La vicenda giudiziaria dell’esponente dei diritti umani Kavala ha accenti kafkiani con un’alternanza di assoluzioni e nuovi immediati rinvio a giudizio in una sorta di “assoluzione apparente”. Chiediamo al governo italiano e al suo Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di unirsi all’appello delle dieci ambasciate e di non restare indifferenti dinanzi ad una così grave violazione dei diritti dell’uomo e di esigere il rispetto delle istituzioni sovranazionali e delle Convenzioni sui diritti umani a cui i paesi membri del Consiglio d’Europa hanno aderito.