Coronavirus nelle carceri: perché la seconda ondata ha portato più contagi della prima

Secondo quanto emerso nelle ultime settimane dai dati diffusi dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap), rispetto alla prima fase della pandemia i positivi sono triplicati. Al 7 dicembre (senza contare le variabili, ma solo gli aggregati), i detenuti risultati positivi erano in tutto 958, gli agenti 810 e gli addetti del personale amministrativo 72. Secondo i dati diffusi dal ministro Alfonso Bonafede, sarebbero 54.132 le persone detenute nelle 189 strutture presenti sul territorio italiano (quasi 700 in meno di novembre). In tutto, il numero disponibile di posti letto è di 50.568: il livello di affollamento, dice il Ministero, è del 105,5%. Un numero di per sé già elevatissimo, che però non prende in considerazione un’altra questione, sollevata invece da Rita Bernardini, storica leader dei Radicali, che sta portando avanti uno sciopero della fame contro il sovraffollamento. Di questi 50.568 posti, circa 4 mila non sarebbero agibili. Dunque, la percentuale di sovraffollamento sale al 115%. Per Bernardini “”È una realtà strana quella delle 189 carceri. Alcune sono quasi semivuote, con meno detenuti dei posti disponibili. Ma almeno 115 sono sovraffollate. A Taranto su 100 posti ci sono 193 detenuti, a Lauro, dove le donne stanno con i loro bambini, su 27 posti ci sono 7 donne. A Sciacca su 72 posti ci sono 45 detenuti, a Regina Coeli, un carcere vecchissimo, su 606 posti disponibili abbiamo 964 detenuti”.

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