Enrico Salvatori: “Siamo in diretta su Radio Radicale con Maurizio Turco per la
conversione settimanale con il Segretario del Partito Radicale. È stata una settimana
densa di iniziative politiche del Partito Radicale soprattutto sul tema della giustizia, ci
sono state importanti novità per quanto riguarda il caso Zuncheddu e una lettera
molto eloquente dei direttori delle carceri italiane al Ministro della giustizia Carlo
Nordio. Vogliamo partire da questi punti fondamentali per poi riflettere su altro. È
stata una settimana densa anche sulla politica internazionale, mentre su quella italiana
ci sono elementi che lasciano il tempo che trovano”.
Maurizio Turco: “Consentimi un fuorisacco: oggi sono gli 80 anni di Marcello
Baraghini, iscritto al Partito dal 1963, nel 1968 era con Marco Pannella a Sofia nella
Bulgaria comunista a protestare contro l’invasione in Cecoslovacchia ed è stato uno
dei leader della controcultura italiana. Da un punto di vista editoriale, incarna gli
auspici di Pier Paolo Pasolini. È davvero un personaggio storico, ha fatto la storia di
questo Paese che si continua a dover negare alla conoscenza dei cittadini, quasi ci
fosse un essere superiore a decidere chi può essere conosciuto e chi no. È
comprensibile perché è una forza ultra-minoritaria, come è stata quella del Partito
Radicale che ha fatto le uniche riforme di questo Paese e quindi non si deve sapere. Oggi siamo in una situazione nella quale tornano i tempi bui, gli anni ‘70/‘80, nei
quali di fronte all’incapacità di governo l’unica cosa che si riesce ad immaginare è la
repressione. Qualsiasi cosa accada la risposta è la repressione: repressione dopo i fatti
di Caivano e dopo la morte di Giulia Cecchettin. La risposta collettiva deve essere
culturale, invece guardiamo la TV. Questa società è il prodotto della TV. Spesso si
imputa ai radicali di aver fatto chissà cosa. L’attuale società è il fallimento di
quell’educazione, di quel modo di pensare e di quel conservatorismo che ha portato il
Paese al disfacimento su tutto. Dal punto di vista economico, non solo sociale, le
nostre riforme liberiste potevano essere azzardate in un Paese che vive nelle sabbie
mobili, ma nelle sabbie mobili si muore. Per chi vive a Roma faccio l’esempio dei
taxi, qui non si è in grado di liberalizzare le licenze e non si è in grado di far pagare
quanto dovuto a chi ha le concessioni. Nel Paese nel quale viviamo non ci sono forze
riformatrici, solo chiacchiere. Se andassimo a vedere i protagonisti della vita politica
oggi, si tratterebbe di persone che sono o sono state al governo. Manca una forza
realmente riformatrice e alternativa a questo regime, non al gioco delle maggioranze
e delle opposizioni. È il fascio del pluripartitismo. Nessuno di loro è in grado di fare
la riforma elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri
rappresentanti. Cosa si inventano adesso? Il premierato. Restituiamo ai cittadini di
decidere chi deve governare, ma il governo non è fatto da una persona. Questa è una
Repubblica rappresentativa, il primo passaggio è quello parlamentare. Con quale
riforma elettorale entriamo nella Terza Repubblica? Dalla Prima siamo caduti nella
Seconda e precipiteremo nella Terza con queste premesse. Eppure era il centrodestra
quello della riforma uninominale a turno unico maggioritaria ed è ritornato il
centrodestra della riforma proporzionale. Sono d’accordo sulla legge elettorale e su
tutto il resto. Ultimamente abbiamo letto che questo dissidio tra Salvini e Landini,
serve a Salvini per sottrarre spazio mediatico alla Meloni e a Landini per candidarsi
come leader. Stanno egemonizzando il dibattito politico e la presenza mediatica di
queste settimane, in assenza di proposte riformatrici da entrambe le parti. Realmente
riformatrici, che riescano a prendere quel passo riformatore che non c’è mai stato. È
stato un fazzoletto di anni tra il 1974 e il 1980: il divorzio, l’aborto, l’obiezione di
coscienza, il voto ai diciottenni, le riforme radicali. Poi si è dovuto interrompere quel
cammino perché evidentemente metteva in discussione un regime che storicamente è
la continuità del regime precedente. Mussolini è morto 80 anni fa, ma certe pulsioni totalitarie e stataliste continuano ad attraversare trasversalmente destra, sinistra e
centro. È tutto un gioco delle parti che nessuno ha il coraggio di rompere. C’è tanta
comunicazione e poca informazione, tanta propaganda e poca realtà. Tutto quello che
viene detto dovrebbe essere riscontrato, ma se non lo riscontrano i giornalisti, chi lo
fa? Gli amplificatori della propaganda sono proprio gli organi di stampa. Ci
dobbiamo guardare da loro perché accompagnano un processo conservatore del
regime che da 80 anni sopravvive in questo Paese in continuità, anche con le persone.
Gli stati di famiglia del regime fascista sono scivolati nella Repubblica democratica,
non c’è mai stato un momento di soluzione di continuità. Oggi chi interpreta il
pensiero della destra storica? Chi incarna un Quintino Sella che lottava per il
pareggio di bilancio? Qui sono tutti per il debito pubblico. Anche l’Islanda aveva un
debito pubblico così alto da decidere di ricominciare da capo, ma ci dicono che siamo
una superpotenza e questo non possiamo farlo. Perché sopravvivono gli enti inutili?
C’è un ceto parassitario che sta affossando il Paese, noi possiamo far finta di niente e
trattare in Europa da grandi. Adesso dovremmo spendere i soldi del PNRR, ma suoi
frutti qualcuno pensa di vederli? È vero che c’è bisogno del PNRR per rilanciare il
Paese, ma se questi soldi li spendi in una spesa improduttiva e fine a sé stessa, non
andiamo da nessuna parte, anzi andiamo a sbattere. Stiamo continuando ad aumentare
il debito pubblico, si può pensare che lo pagherà lo Stato ma gli interessi li paghiamo
adesso. Gli interessi sul debito pubblico sono sottrazione di denaro per lo sviluppo
del Paese, sono queste le sabbie mobili. Gli interessi sul debito pubblico potrebbero
essere destinati allo sviluppo e invece no. Non c’è nessuno che abbia il coraggio di
essere uno statista, di restare solo 5 anni e dare il massimo per addrizzare il Paese
anziché farlo galleggiare. Purtroppo da quasi 80 anni un De Gasperi non c’è più, né a
destra né a sinistra né al centro. Sono tutti giochi di posizione e di potere. Renzi è
stato il Segretario del PD che, a differenza dei suoi predecessori, ha avuto il coraggio
e la forza di iscrivere il Partito Democratico al Partito Socialista Europeo. Ma Renzi
oggi tenta di fare il democristiano. Questo gioco delle parti è strumentale, perché se
vuoi fare la Riforma della Giustizia, la fai quando sei Presidente del Consiglio e non
ora che sei all’opposizione e devi fare una campagna elettorale per le elezioni
europee. Questo vale per tutti. Cosa hanno fatto a Nordio? Continua a dire cose che
condividiamo ma non gliele fanno fare. Allora che ci sta a fare? Noi di questo
vogliamo parlare. Sei il Ministro, perché devi dare una copertura rispetto a una situazione che non ti consente di essere ciò che sei, quello che abbiamo conosciuto e
continuiamo ad ascoltare? Lui continua a fare discorsi che sono i nostri, ma non c’è
un corrispettivo nel suo comportamento da Ministro. Non è in grado di convincere il
resto del Consiglio dei Ministri, a cominciare evidentemente dalla Presidente del
Consiglio, rispetto a delle riforme che lui ritiene necessarie. Non penso che le ritenga
necessarie per un fatto ideologico, ma per una questione di buon governo. Degli altri
non parlo neanche, perché sono i maggiori responsabili della situazione in cui ci
troviamo. Fratelli di Italia al governo non ha fatto riforme e continua a galleggiare.
La Fornero che fine ha fatto? Non dico che sia giusto abrogarla. C’è un’idea del
debito pubblico? C’è in giro un Quintino Sella? Se c’è, non è al governo. Non c’è
qualcuno come Quintino Sella che abbia la possibilità di dire le cose che diceva lui
nel nome della destra storica, in Parlamento accusava la sinistra storica. Ci vuole
qualcuno che ponga questi problemi. Basta vedere i TG, gli danno il compito e loro lo
accettano. Oggi si parla di immigrati e domani di economia, ci accorgiamo di questo
e i cittadini non vanno a votare. L’unico strumento che hanno per bilanciare il potere
rappresentativo di questo sistema è il referendum. I costituenti hanno previsto che
nemmeno il Parlamento è un potere assoluto, nemmeno la delega è assoluta, neanche
con la delega puoi fare quello che vuoi. Ai cittadini viene data una scheda
referendaria che hanno bruciato, come bruciano tante cose della Costituzione. Spero
che prima o poi faremo il convengo sulla sentenza della Corte costituzionale sulla
responsabilità civile dei magistrati. Se non c’è nessuno che vuole dire quello che c’è
da dire, lo diciamo noi senza alcun problema. Nel 1986 raccogliemmo le firme
insieme al Partito Socialista e nel 1987 l’89% dei cittadini dice sì alla responsabilità
civile dei magistrati. Chi è che fa la riforma con la quale cancella la decisione dei
cittadini? Un socialista. È un continuo tentativo del governo che per sopravvivere non
fa niente per non essere impopolare. Preferisce essere antipopolare, narrando un’altra
verità attraverso i mezzi di comunicazione. In TV dicono che aumentano le pensioni
e poi il pensionato quando va a vedere la pensione si chiede dove sia l’aumento. È
così per tutto. Oggi vieni incasellato tranne nella cosa più importante. Non sei più
cittadino, esistono i consumatori, i pensionati e i disoccupati. Ci sono 6 milioni di
italiani che vivono in povertà assoluta, vivono di elemosina, prendono gli scarti dei
supermercati o le cose in scadenza, vanno alla Caritas e non hanno più diritto alla
vita. Lì torna la vita del diritto per il diritto alla vita. In questo Paese ciò che non funziona è la giustizia. Non a caso è la bilancia a rappresentare la giustizia, ma qui
c’è uno sbilanciamento perché la giustizia non funziona. Aveva ragione Pannella, è la
più grande questione sociale di questo Paese. Se subisci un torto e ti rivolgi alla
giustizia, non è detto che il tuo torto venga riconosciuto. È una tombola. Trovi il
magistrato bravo, quello che non ha voglia oppure quello distratto”.
Enrico Salvatori: “Parliamo del caso Zuncheddu. Il processo del 14 novembre fa
sperare nell’assoluzione”.
Maurizio Turco: “Da due anni esce due ore al giorno per andare a lavorare in un bar e
torna in carcere, non è uno che scappa. Gli hanno dato il permesso per venire a Roma
al Congresso del Partito, è venuto e poi tornato. Mentre era al Congresso ha rispettato
tutto come ha sempre fatto in 33 anni in carcere. Se lui avesse detto di essere
colpevole, sarebbe fuori da 10 anni, ma lui non vuole uscire alla condizione di dire il
falso. Non vuole la compassione della giustizia, ma la giustizia. Siccome è innocente,
vuole che la sua innocenza venga riconosciuta al prezzo della sua vita, vuole far
vivere il diritto e la giustizia. In carcere ha perso gli anni della gioventù, è entrato a
27 e ne sono passati 33, per qualcosa che non ha fatto. Possibile che non ci sia
un’alternativa al carcere per una persona in attesa del giudizio del processo di
revisione che andava avanti da tre anni? L’avvocato Mauro Trogu ha interpellato
Irene Testa, Tesoriera del Partito Radicale e garante dei detenuti della Sardegna, così
sono iniziate le manifestazioni e il processo si è sbloccato. Sembra che finirà entro
dicembre. Questa non è una vergogna di Beniamino, ma dello Stato. Adesso
dobbiamo puntare alla libertà e all’assoluzione di Beniamino, dobbiamo andare
avanti. Beniamino è un agnello sacrificale sull’altare della malagiustizia italiana.
Speriamo che gli rimangano tanti anni da vivere con la sua famiglia e che possa
ritornare al suo ovile a rifare le cose che avrebbe continuato a fare se non ci fosse
stata la malagiustizia ad interrompere il suo progetto di vita. Pretendeva di poter
vivere tranquillamente nelle campagne di Burcei, continuando a fare il pastore.
Proprio per questo era l’agnello sacrificale ideale. Appena abbiamo conosciuto questo
caso ci siamo mobilitati, mentre tutti quelli che lo sapevano e hanno taciuto sono
complici di questa situazione. Parlare di Enzo Tortora era più facile perché lo
conoscevano tutti, ma ora parliamo di un uomo che nessuno conosce al di fuori del
suo paese. Inizia ad essere conosciuto dopo le iniziative del Partito Radicale. Il TG5, ogni volta che ha fatto un servizio, non ha mai mancato di ricordare il ruolo del
Partito Radicale, mentre altri no. Ho sollecitato a riguardare i servizi e a notare che
manca qualcosa, spero che si possa recuperare pacificamente questa mancanza di
informazione ai cittadini. Non capisco perché debbano chiamare radicali delle
persone che non lo sono, mentre se il Partito Radicale fa qualcosa viene escluso
dall’informazione. Chi ci ascolta sa che lo strumento per far conoscere una vicenda
come quella di Beniamino, del debito pubblico o delle mancate riforme è solo il
Partito Radicale. Continuiamo a tenere viva questa fiammella perché abbiamo
un’esigenza interiore comune a tanta altra gente ed è per questo che non si vuole far
sapere che il Partito Radicale ancora esiste, lotta e resiste”.
Enrico Salvatori: “Prima parlavamo della lettera che i direttori delle carceri hanno
scritto al Ministro della giustizia. C’è una penuria di personale che mette in difficoltà
la tenuta del sistema carcerario”.
Maurizio Turco: “In Italia il sistema penitenziario è fallito. È fallito per i detenuti il
cui trattamento non risponde alle esigenze costituzionali, per gli agenti, i civili che
operano e il direttore. In Sardegna sono stati nominati tre direttori che non entrano in
servizio. La Dottoressa Patrizia Incollu è morta scappando da un carcere all’altro
vittima del lavoro, ma secondo me non lo riconosceranno. Era una donna di punta
dell’amministrazione penitenziaria, ma negli ultimi tempi era molto amareggiata.
L’evasione è stata imputata a lei, quando evidentemente è stata tradita e non ha avuto
solidarietà. Credo che non avesse responsabilità. Ci sono sindacati corretti nella
denuncia. Tante leggi che portano tanta gente in galera, ma alcuni dovrebbero essere
in un ospedale psichiatrico. Queste persone sono abbandonate a loro stesse. Il
problema non è aumentare lo stipendio a chi resta, servono agenti a cui pagare un
giusto stipendio. Si tratta di una lettera arrivata in ritardo, ora la situazione si è
aggravata”.
Enrico Salvatori: “I temi importanti di questa settimana, più che nella politica interna
li troviamo in quella internazionale. Ci stiamo occupando da sempre di questo scontro
tra Israele e Hamas, anche da un punto di vista geopolitico. Oggi su una pagina di
Repubblica, pezzo di Paolo Berizzi, trovo questo titolo: “L’antisemitismo che dilaga
nella galassia islamista a Milano”. Viene raccontato come nella città di Milano ci sia un eccessivo odio contro gli ebrei che accomuna molte associazioni radicate in Italia.
Ti voglio leggere un passaggio: “Che mondo è, davvero, quello che dal 10 ottobre
sfila all’ombra del Duomo contro il nemico Israele? Ci sono le associazioni
palestinesi e molto altro. Un arcipelago di organizzazioni islamiche radicate sul
territorio e riconducibili alla Fratellanza Musulmana. I ragazzi delle seconde
generazioni di San Sir, del Corvetto, del Gallaratese: tutti trap e slogan jihadisti
gridati anche per “moda”, perché “fa brutto”; perché se è vero che le periferie
“multiculturali” milanesi non sono paragonabili ai focolai di Molenbeek e Saint
Denis e non si può ancora parlare di “Milànistan”, è anche vero che l’aria che si
respira a Milano oggi è più densa di dieci anni fa. Queste seconde generazioni
all’epoca erano pica roba: poi sono aumentate, hanno 18-20 anni, figli di marocchini,
egiziani, tunisini e oggi si sentono in partita. Tra un “Allah Akbar” e la promessa-
mantra “a morte gli ebrei”, partono gli inni pro-Hamas”.
Maurizio Turco: “Anche se fosse moda, non è una cosa rassicurante. Invece io penso
che sia una cosa radicata per una mancanza di cultura e di informazione. È anche per
un’incapacità di governo se si continuano a fare ghetti ovunque. Il ghetto lo ha
inventato la Serenissima Repubblica di Venezia agli inizi del 1500. I ghetti sono nati
in Europa e la Shoah non è frutto dell’islamismo”.
Enrico Salvatori: “Berizzi oggi evidenzia come in questa Milano, laboratorio
palcoscenico delle associazioni musulmane, delle moschee, dell’integrazione, del
dialogo interreligioso, ci sia un problema di integrazione. Ti volevo chiedere se c’è
una responsabilità anche delle politiche sull’immigrazione in questi ultimi anni in
Italia”.
Maurizio Turco: “Da sempre, non c’è mai stata una politica sull’immigrazione. Non
si racconta la verità ai cittadini perché ovunque nel Paese ci sono queste persone,
alcune per diritto e altre no, sul territorio italiano. Qualcuno ha mai provato a parlarci
per capire se sono utilizzabili dove serve il lavoro? Abbiamo avuto anche gli
imprenditori veneti che si sono sollevati quando hanno saputo che volevano chiudere
le frontiere. Ormai ci sono interi comparti produttivi che non possono fare a meno
degli immigrati: dalle stalle della Pianura Padana del Parmigiano Reggiano, ai
pomodori del foggiano. Non c’è più la forza produttiva necessaria e la manodopera
italiana. Vogliamo partire da chi arriva qui. Ci sono porzioni maggiori di società che
vengono buttate fuori dalla vita pubblica e sociale. È evidente che i 6 milioni di
italiani che non hanno da mangiare, si alzano la mattina pensando a dove andare a
prendere il pezzo di pane. Anziché la carità, è lo Stato che se ne deve far carico. Non
si possono tenere 6 milioni di persone in questa condizione, altrimenti tra un anno
saranno 10 milioni. Gli spazi di esclusione sociale aumentano e si vedono sempre di
più. Che ci aspettiamo da questi esclusi, che dicano grazie? Penso sia naturale il
ritrovarsi tra chi non ha più niente da perdere e tra chi ritiene di essere
volontariamente escluso dalla società, destinato a stare ai margini e che voglia far
sentire la propria voce. Credo sia sbagliata l’impostazione rispetto alle questioni
sociali che non possono essere represse né con la violenza né con l’abbandono a
quelle condizioni. Ci vuole una politica di governo attiva”.
Enrico Salvatori: “Oggi i giornali si concentrano molto sul tema del femminicidio,
dopo questi gravi fatti di cronaca. Secondo te ci deve essere la politica a dare una
risposta ad episodi del genere? C’è anche una strumentalizzazione nei confronti di un
certo tipo di politica tendenzialmente e storicamente maschilista?”.
Maurizio Turco: “Credo che ci sia un’altra questione che è risultata dalle parole della
sorella di Giulia. Era possessivo, ossessivo, si erano lasciati ma continuava ad esserci,
lei andava in un posto e se lo trovava davanti, sono campanelli di allarme, non è
normale tutto questo. Tra il covid e i cellulari, c’è questa vita parallela che passa
attraverso il telefono. Se non metti like a un tuo amico, si arrabbia. Ormai è così, vale
più il like che il saluto di persona. Forse più che lo psicologo di Istituto, servirebbe lo
psicologo di classe durante l’ora di religione o educazione fisica. Lo psicologo
potrebbe accorgersi di qualcosa che non va e intervenire nel momento opportuno. Il
papà sostiene che sia un bravo ragazzo colui che ha massacrato Giulia in quel modo.
Finiamola con questa storia dei bravi ragazzi, spesso è solo apparenza o una
percezione sbagliata delle persone. Appena è successo, ho pensato che non si sarebbe
suicidato dopo averla uccisa, anzi ha cercato di scappare. Ci sarà un processo e
accadrà ciò che deve accadere, ma le famiglie che soffrono sono due. La sorella e il
papà sono stati lasciati soli da una situazione che non tiene più conto di alcuni aspetti
essenziali nella vita delle persone. Un tempo il prete mediava e fungeva da psicologo
del paese attraverso la confessione. Oggi chi ha difficoltà relazionali viene abbandonato a sé stesso. In questo momento ci sono dei particolari tipi di
femminismo che vedono qualunque maschio come responsabile di tutto, ma la
responsabilità è individuale e non di genere, razza o etnia”.
Enrico Salvatori: “Siamo in conclusione. Volevo parlare di servizi segreti a proposito
di sicurezza, questi sono temi storicamente radicali. C’è un articolo del DL sicurezza,
dato che prima abbiamo parlato di fondamentalismo islamico in città anche italiane.
Un articolo di questo decreto autorizza ad assumere anche ruoli di vertice garantendo
l’immunità agli 007, quindi ci sono più garanzie per i servizi segreti e vengono
concessi spazi di manovra all’Intelligence. Questo aspetto andrà approfondito perché
c’è tanto da dire e riflettere”.
Maurizio Turco: “Credo sia doveroso riflettere sull’importanza del Partito Radicale
per il Paese. Un esempio è proprio il caso Zuncheddu: in tanti conoscevano quella
situazione ma se non ci fosse stato il Partito Radicale, quel processo fermo da tre anni
sarebbe andato avanti con molta calma. Questo rappresenta la concretezza
dell’iniziativa del Partito Radicale. Perché c’è questa forzatura nel censurare le cose
che gli organi di informazione reputano interessanti per il cittadino? La risposta sta
nella sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per
aver censurato la lista Pannella e Marco Pannella”.