Domenica 17 settembre, nel corso della consueta conversazione settimanale su Radio
Radicale, il segretario del Partito Radicale Maurizio Turco, parlando della marcia del
Partito Radicale sull’Iran libero, si è soffermato su come l’informazione italiana ha
tenuto conto di questa manifestazione e ha dichiarato: «C’è stata questa nostra
manifestazione per l’anniversario dell’assassinio di Mahsa Amini, insieme alla
comunità iraniana di Roma, e ce n’è stata un’altra a Milano. Come al solito il silenzio
è stato assordante, il Tg3 Lazio ha fatto un servizio e ha visto tutte le bandiere sparse,
ma non ha visto il blocco delle bandiere del Partito Radicale. Pierluigi Battista il 12
settembre ha suggerito alle forze politiche di manifestare davanti alle ambasciate per
l’anniversario della morte di Mahsa Amini, scrivendo che nessuno se ne stava
occupando. A quel punto Irene Testa da Facebook ha rilevato le 37 volte che siamo
stati davanti all’ambasciata iraniana insieme alla comunità iraniana. Ad esempio il 10
dicembre dello scorso anno c’è stata una marcia e il 16 settembre ci sarebbero state
queste 2 marce. È interessante il riflesso di Pierluigi Battista che in questo dialogo
rappresenta in forma precisa lo stato dei media e dei giornalisti italiani. A questo
rilievo oggettivo da parte di Irene Testa, Pierluigi Battista scrive di sapere che non se
ne accorge mai nessuno. Non è che non se ne accorge nessuno, è che tutti non volete
vedere. Lui mi risponde: “Cantatevela così, buon lavoro”. Gli ho detto che in realtà
gliel’ha cantata la Corte europea dei diritti dell’uomo, condannando l’Italia per aver
censurato Marco Pannella, ma quella sentenza è sfuggita a tutti. Lui mi risponde:
“Smettila, che brutta fine i radicali”. Io gli ho risposto di non preoccuparsi, perché
siamo morti molte volte. Questo per dire come anche una figura ormai importante del
giornalismo italiano, che è stato una penna di punta del Corriere della Sera quando
vendeva alcune centinaia di migliaia di copie, non si cura delle iniziative che
promuove il Partito Radicale. Tutti i giornalisti italiani quando gli fai notare che delle
iniziative e delle lotte del Partito Radicale non se ne accorgono, l’unica cosa che
sanno dire è che ci lamentiamo sempre, come fossimo quelli che stanno sempre in tv
e non ne hanno mai abbastanza di informazione. Noi, da quando non c’è più Marco
Pannella, stiamo ancora peggio di quando c’era».