Nelle ultime settimane le elezioni in Ecuador sono state scosse da un’ondata di
violenza che ha portato tre persone alla morte.
Il numero di omicidi legati alla politica per le elezioni del 20 agosto è arrivato a tre.
Lunedì 14, al confine con la Colombia, è stato ucciso Pedro Briones, leader di
“Revolución Ciudadana”, partito dell’ex presidente Rafael Correa. Il suo assassionio è
avvenuto a meno di una settimana da quello di Fernando Villavicencio, candidato del
movimento di centrodestra “Construye”. Quest’ultimo aveva una posizione dura sulla
criminalità organizzata, la corruzione e la droga. Per questi di recente aveva ricevuto
minacce. Nonostante la presenza di guardie del corpo e sicurezza, è stato ucciso a colpi di
pistola al termine di un comizio nella capitale dell’Ecuador. Prima ancora di
Villavicencio, il 26 luglio è stato assassinato Agustín Intriago, da poco rieletto sindaco
di Manta. “Ora indosso un giubbotto antiproiettile 24 ore su 24”, sono le parole di
Andrea González Nader, la giovane ambientalista che era stata scelta come vice di
Villavicencio e che ora lo sarà del suo sostituto, Christian Zurita. La candidata ha
aggiunto: “Siamo totalmente sicuri che questo sia un assassinio politico, più che delle
gang e del crimine organizzato. Tre giorni prima del dibattito Fernando
(Villavicencio) aveva detto chiaramente di avere informazioni molto delicate che
avrebbero cambiato il modo in cui stavano andando queste elezioni. Ma quelle
informazioni non sono mai arrivate alla luce”. Invece secondo Rafael Correa, ex
presidente in carica dal 2007 al 2017, l’omicidio del candidato alla presidenza
Villavicencio è stato un complotto della destra. Correa ha dichiarato: “È evidente che
si tratta di un complotto e che è coinvolta la polizia. E a chi giova questo complotto?
Alla destra politica ecuadoriana, perché aveva bisogno di una simile ecatombe
politica, così ci incolpa per impedirci di vincere in un solo turno. Solo una catastrofe
politica poteva impedire la nostra vittoria al primo turno e quella catastrofe è stata il
brutale assassinio di un nostro strenuo avversario, Fernando Villavicencio. Era al
quarto o quinto posto nei sondaggi, quindi gli è servito più morto che vivo”.