Per Rosemary DiCarlo, capo degli affari politici delle Nazioni Unite, i leader libici devono risolvere le questioni in sospeso per poter finalmente tenere le tanto attese elezioni presidenziali e parlamentari.
“La priorità delle Nazioni Unite in Libia rimane quella di facilitare il ritorno al processo elettorale, basato su una base costituzionale solida e consensuale per le elezioni. Questo è ciò che il popolo libico ha chiesto”.
DiCarlo ha elogiato i recenti progressi compiuti a seguito di un ultimo ciclo di consultazioni, mediate dalle Nazioni Unite, sulla base costituzionale per il voto, che è stato rinviato da dicembre. I colloqui si sono svolti al Cairo, in Egitto, e hanno riunito i rappresentanti di due camere legislative rivali – la Camera dei Rappresentanti (HOR), nella parte orientale, e l’Alto Consiglio di Stato (HSC), con sede nella città occidentale di Tripoli – per rivedere una costituzione riformata che tracci la strada verso un futuro democratico per tutti i libici. I delegati hanno raggiunto un ampio consenso sulla maggior parte degli articoli controversi della proposta costituzionale del 2017, anche se permangono differenze sulle misure che regolano il periodo di transizione che porta alle elezioni. Il risultato ha segnato “un passo nella giusta direzione”, ha dichiarato DiCarlo, e i leader si incontreranno a Ginevra questa settimana per cercare di trovare una soluzione. Nel frattempo, le continue divisioni politiche stanno contribuendo a creare un ambiente di sicurezza teso a Tripoli e dintorni, a causa dello stallo tra due rivali che sostengono entrambi di essere il legittimo Primo Ministro. L’impasse politica si ripercuote anche sull’economia. DiCarlo ha riferito che la parziale chiusura del settore petrolifero continua. Da metà aprile, le esportazioni di petrolio libico si sono ridotte di un terzo, costando al Paese oltre 3 miliardi di dollari di mancati introiti. DiCarlo ha dichiarato che nove operatori della società civile e umanitari, arrestati tra novembre e febbraio per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, sono ancora in carcere. “Resto preoccupata per la costante erosione dello spazio civile. Continuano a essere imposte restrizioni arbitrarie alle organizzazioni della società civile. Donne e uomini politicamente attivi che difendono i diritti umani vengono presi di mira con discorsi di odio e incitamento alla violenza, compromettendo la loro sicurezza”, ha dichiarato agli ambasciatori. La Missione delle Nazioni Unite nel Paese, UNSMIL, ha anche ricevuto segnalazioni di gravi accuse di tortura nei confronti di libici, migranti e richiedenti asilo nelle strutture di detenzione e nelle prigioni. DiCarlo ha sottolineato che le autorità devono indagare su tutte le accuse di tortura e altre violazioni e che i responsabili devono essere chiamati a risponderne. Ha inoltre chiesto di estendere il mandato di una missione d’inchiesta indipendente che sta investendo e riferendo sulle violazioni.
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