Lettera al Presidente Mattarella per il ripristino dell’informazione sul Referendum Giustizia

Roma, 31 maggio 2022

Prof. Sergio MATTARELLA

Presidente della Repubblica

p.c.                   Avv. Maria Elisabetta ALBERTI CASELLATI

Presidente del Senato della Repubblica

Dott. Roberto FICO

Presidente della Camera dei Deputati

Signor Presidente della Repubblica,

ci rivolgiamo a Lei, quale garante della Costituzione repubblicana, fondamento delle regole del processo politico delle Istituzioni rappresentative, nonché punto di convergenza essenziale della stessa convivenza politica e civile della comunità nazionale.

La rappresentanza politica non si riduce ai rapporti tra i partiti politici, ma presuppone e garantisce la partecipazione dei cittadini, nelle forme previste dalla Costituzione. Le Istituzioni rappresentative infatti non esauriscono l’intera dimensione della vita pubblica, che richiede una partecipazione attiva e costante nei processi di riconoscimento dei valori democratici.

Lungo tale traiettoria e prospettiva di sviluppo della stessa centralità del Parlamento, il referendum abrogativo riveste un ruolo decisivo, poiché riduce le distanze tra cittadini e Istituzioni rappresentative, che in modo trasparente possono e devono rispondere al comune criterio di responsabilità delle proprie scelte.

L’informazione è la premessa indispensabile per l’esercizio di ogni prerogativa costituzionale e rappresenta il presupposto indefettibile per la formazione di una consapevole e matura coscienza collettiva.

Signor Presidente,

oggi dobbiamo constatare con rammarico e seria preoccupazione che moltissimi cittadini non solo non sono posti nelle condizioni di conoscere il merito dei quesiti referendari per la consultazione del 12 giugno, ma sono impediti di fatto anche solo a venire a conoscenza che in quel giorno si svolgeranno i referendum.

Al 12 giugno mancano ormai pochissimi giorni e, nonostante le formali denunce alle autorità competenti e gli allarmi più volte manifestati sulla situazione critica dell’informazione e degli approfondimenti di dibattito richiesti, nulla è cambiato.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nella settimana dal 15 al 21 maggio – periodo cruciale della campagna referendaria – i “tempi di argomento referendumin materia di Giustizia nei Telegiornali e negli extra TG” della RAI non raggiungono nemmeno l’1 per cento del tempo totale dedicato all’informazione e all’approfondimento.

Si tratta di una situazione platealmente intollerabile, proprio perché tradisce la fondamentale ispirazione del servizio pubblico rispetto ad un appuntamento tutelato dalla stessa Costituzione.

Non possiamo pertanto che rivolgerci a Lei, affinché gli organi preposti possano sensibilizzarsi ad una migliore e più attenta garanzia di confronto e dibattito.

Tra le tante emergenze, nazionali ed internazionali, non vorremmo che emergesse anche una sorta di emergenza democratica latente, laddove le condizioni minime per l’esercizio di un così importante diritto costituzionale, come il referendum, venissero svilite o finanche pregiudicate.

Le condizioni generali avrebbero richiesto una scelta meglio ponderata anche da parte del Governo circa la fissazione della data e delle modalità della stessa consultazione, circoscritta ad una sola giornata, nella domenica immediatamente susseguente alla chiusura estiva delle scuole.

Questo rende ancor più paradossale il silenzio informativo cui assistiamo.

Signor Presidente,

auspichiamo che le Istituzioni e gli organi competenti possano assumere decisioni equilibrate e maggiormente rispondenti alle istanze di garanzia dei diritti costituzionali, affinché tutti i cittadini siano posti, in condizioni di effettiva eguaglianza informativa, nelle condizioni di conoscere e scegliere in modo libero e democratico rispetto ai quesiti referendari presentati.

RingraziandoLa anticipatamente per l’attenzione che vorrà prestare al presente appello, Le rivolgiamo il nostro deferente saluto. Con i sensi della più alta stima e considerazione.

Sen. Roberto Calderoli                                                             Irene Testa

3 Comments

  • paolo montan 2 Giugno 2022

    Mi autocensuro.

  • GIAN CARLO 2 Giugno 2022

    l’informazione è veramente scarsissima e subissata da notizie di nessuna rilevanza rispetto all’importanza dei referendum. Gli organi d’informazione (specialmente quelli pagati da noi cittadini e quielli finanziati con danari pubblici parzialmente ) NON FANNO IL LORO DOVERE.

  • Renzo Re 6 Giugno 2022

    E’ una vergona! Ma si tratta ormai della regola che possiamo contrastare abolendo il quorum…
    L’esercizio del voto inteso come dovere civico è un retaggio del periodo post fascista, giustificato dai timori di recrudescenze anti democratiche.
    In una democrazia matura l’esercizio del voto è un diritto, garantito dal suffragio universale a tutti coloro che hanno un’idea politica da esprimere, una scelta da affermare, non il dovere di esprimere idee che non si hanno o di affermare scelte alla cieca!
    Se cancellassimo dall’articolo 48 della Costituzione l’inciso che “l’esercizio di voto è un dovere civico” potremmo valutare una scarsa partecipazione al voto popolare non più, necessariamente, come disaffezione politica ma, anche, come partecipazione più responsabile e motivata, foriera di scelte più attente ed oculate. Forse limiteremmo anche il nefasto proliferare di follower politici a vantaggio di autentici leader oggi sempre più scarsi e sempre più necessari!

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