Nota di Maurizio Turco, segretario, Irene Testa, tesoriera, Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente onorario e Avv. Paolo Reale, Presidente del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights.
La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato alla Russia ieri, 16/03/2022, con tredici voti a favore e due contrari, di sospendere immediatamente le operazioni militari in Ucraina.
La Corte è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, istituito con la carta delle Nazioni Unite nel 1945, competente a risolvere con decisioni vincolanti e non appellabili le controversie sottopostegli dagli Stati.
La Russia ha più volte giustificato il proprio intervento armato in Ucraina fondandolo sul diritto di auto-difesa delle popolazioni del Donbass nel cui territorio le forze governative ucraine sin dal 2014 avrebbero intrapreso una sistematica azione finalizzata al genocidio della popolazione di lingua russa.
L’Ucraina ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di verificare che nel Donbass non è mai stato in corso alcun genocidio e che, in ogni caso, la Convenzione sul Genocidio non consente che uno Stato aggredisca militarmente un altro Stato per porre fine ad azioni che esso stesso qualifica come genocidio.
In attesa di affrontare il merito del giudizio la Corte, valutando come non gli fosse stata fornita dalla Russia alcuna prova dell’asserito genocidio verificatosi nel Donbass e come il protrarsi dell’aggressione militare russa produrrebbe un pregiudizio irreparabile alle ragioni sostenute dall’Ucraina, ha emesso nei confronti della Russia l’ordine cautelare di sospendere immediatamente le operazioni militari.
La prosecuzione delle operazioni militari da parte delle Russia, quindi, da oggi la pone in una situazione di grave inadempimento alle obbligazioni assunte con la comunità internazionale di rispettare ed eseguire le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia.
Quale possa essere la reazione della comunità internazionale a tale violazione non è allo stato prevedibile, ma certamente tale decisione costituisce un innegabile supporto agli interventi diretti e indiretti in favore dell’Ucraina che da oggi trovano una precisa giustificazione sul piano del diritto internazionale.
Cade, inoltre, con la decisione della Corte Internazionale di Giustizia anche l’ultimo velo agitato dalla Russia per giustificare il diritto di veto apposto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla cessazione immediata delle ostilità in Ucraina e per sostenere le proprie ragioni nell’Assemblea delle Nazioni Unite dove una risoluzione di condanna dell’aggressione della Russia all’Ucraina è stata adottata il 2/3/2022 con una larghissima maggioranza di 141 Stati favorevoli, 5 contrari (Russia, Bielorussia, Corea del Nord, Siria ed Eritrea) e 35 astenuti ( tra i quali India e Cina).
In parallelo alla giustizia tra Stati va avanti anche l’azione della Corte Penale Internazionale, competente a punire le persone responsabili di Crimini di Guerra, di Genocidio e di Crimini contro l’Umanità.
Dopo la recente apertura dell’indagine, sollecitata da 41 Stati Parte dello Statuto di Roma, trattato internazionale istitutivo della Corte Penale Internazionale, il Procuratore della Corte si è recato personalmente in Polonia e nell’ovest dell’Ucraina per organizzare al meglio la raccolta delle prove sui crimini internazionali per i quali la Corte è competente, assicurando il massimo impegno del suo ufficio nel portare avanti i propri compiti istituzionali e tornando a chiedere a tutti gli Stati Parte dello Statuto di Roma la massima collaborazione.
E’ ora il momento, quindi, che anche l’Italia prenda una posizione chiara che sia fatta anche di azioni concrete; a cominciare dalle due misure, di organizzazione della raccolta di informazioni utili alle indagini presso i profughi di guerra rifugiatisi nel nostro territorio e di adozione di misure normative utili a rendere più fluida la cooperazione con la Corte Penale Internazionale e più efficace l’esercizio effettivo su tali crimini della giurisdizione nazionale, come già stanno facendo la Germania e la Spagna.
Sono strade che la Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha chiaramente indicato di voler percorrere e che è dovere di tutte le articolazioni amministrative e legislative del nostro Stato supportare con l’urgenza che la situazione in Ucraina richiede.