La diplomazia internazionale continua a connotarsi di soli incontri bilaterali, un complesso intreccio di motivi economici, mire espansionistiche e spartizione di sfere di influenze, il peso di attori internazionali con problemi di politica interna, organismi internazionali messi alla prova in un cinico gioco al massacro: la guerra in Ucraina è già iniziata da tempo.
Manca il coraggio politico di affermare che in un conflitto esiste un aggressore ed un aggredito e di schierarsi apertamente a fianco dell’aggredito, come manca il ruolo fondamentale della compattezza delle posizioni dell’Unione europea che mentre minaccia sanzioni con gravi conseguenze per la Federazione russa, tenta di non subire i contraccolpi economici che potrebbero arrivare se l’aggressore dovesse, per rappresaglia, chiudere i rubinetti del gas che ha soppiantato il petrolio come fonte energetica primaria.
Il Partito Radicale che, dal 1989 tra le altre, si è connotato come soggetto politico transnazionale ha operato nei Paesi del cd. est europeo con presenze importanti.
Riportiamo qui un monito ben preciso del Consigliere Generale del Partito, Umar Khanbiev ( ex Ministro della Sanità nell’unico governo dichiarato legittimo dall’Osce della Cecenia), durante il suo ultimo intervento pubblico nel 2007 in un Congresso del Partito sulle posizioni della Federazione russa:
(…)La politica irresponsabile e non lungimirante dei governi della UE a caccia di risorse energetiche a basso prezzo, in virtù delle quali è stato dato di soppiatto al regime russo il diritto di calpestare i principi essenziali della democrazia, oggi si è rivoltata contro l’Europa diventando uno strumento grazie al quale il regime russo può minacciare la sicurezza economica e l’indipendenza politica dei paesi del continente europeo. Ammesso, chiaramente, che la situazione non sia già questa. (…)
L’Unione europea ridiscuta ora l’intero impianto europeo: la guerra è alle porte.