Fino ad ora circa due miliardi di dosi di vaccino COVID-19 sono state distribuite a livello globale, ma solo lo 0,5% ha raggiunto i paesi a basso reddito, paesi in cui gli operatori sanitari in prima linea nella lotta contro il virus e gli anziani devono ancora ricevere la prima dose. Questo quanto ha dichiarato venerdì scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Bruce Aylward, capo dell’Access to COVID-19 Tools Accelerator (ACT-A) Hub e consigliere del Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha evidenziato che di questi due miliardi di dosi, “oltre il 75% è andato a soli dieci paesi”, in particolare Cina, Stati Uniti e India e che questo trio “rappresenta circa il 60% di quelle dosi”. Questo ha portato sempre più a “una ripresa a due binari”, caratterizzata dal successo del lancio dei vaccini per le popolazioni ad alto rischio e nei paesi a più alto reddito; al contrario, “nei paesi a basso reddito, stanno ancora lottando per ottenere un prodotto sufficiente solo per essere in grado di vaccinare gli operatori sanitari e le popolazioni più anziane, che sono davvero la chiave per uscire dalla crisi sanitaria, sociale ed economica in cui ci troviamo”. Questo quanto sostiene Bruce Aylward durante un appello urgente per sollecitare le nazioni a donare 250 milioni di dosi per proteggere gli operatori di prima linea e le persone più vulnerabili. “L’appello è per un quarto di miliardo di dosi da donare fino alla fine di settembre, di cui almeno 100 milioni in giugno e luglio. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno per far funzionare il sistema”. Aylward, riguardo all’impegno degli Stati Uniti sul programma COVAX dell’Onu e sulla donazione di 80 milioni di dosi entro giugno, ha dichiarato: “Questo è un inizio importante ma abbiamo bisogno che molti altri paesi si uniscano”.
Per approfondire clicca qui