Referendum Giustizia. Necessari per i cittadini, il Governo, la democrazia

Dichiarazione del Segretario Maurizio Turco, della Tesoriera Irene Testa e del Presidente della Commissione Giustizia del Partito Radicale Giuseppe Rossodivita

Ogni tanto una buona notizia: anche questa volta siamo scampati al bacio della morte di Repubblica e de il Fatto.

Per gli altri, a cominciare dalla RAI, fino all’ultimo degli organi di informazione del regime italiano, che pensavano di avere chiuso per sempre i conti con Pannella, ma anche Ernesto Rossi, Spinelli, Salvemini e tutto quel mondo azionista e radicale, antifascista e anticomunista, che proviamo a tenere vivo e far vivere, c’è una brutta novità: noi siamo ancora qua.

Oggi il riconoscimento politico ci viene da Matteo Salvini, il più accanito degli avversari politici su alcune delle nostre proposte politiche.

Agli imbalsamati tenutari del regime italiano che hanno ridotto il paese in questo stato, un’altra brutta notizia.

Questi referendum sono necessari perché il Parlamento e in particolare una ben nota componente transpartitica, per fare politica ha da tempo barattato l’autonomia della politica dagli altri poteri così pregiudicando lo Stato di Diritto. È una provocazione attribuire ai referendum una funzione antigovernativa, andatevi a leggere gli atti della Costituente.

Tantomeno è nelle volontà e nelle intenzioni del comitato promotore utilizzare i referendum per far saltare il Governo. Tuttaltro: stiamo sminando il percorso del governo da chi ancora una volta vuole usare politicamente la questione giustizia.  

Infine, vogliamo in particolare esprimere il nostro apprezzamento e soprattutto la nostra solidarietà alla Ministra Cartabia che rischia di essere incolpevole vittima di quella politica che non ha rispetto delle istituzioni, della separazione dei poteri, e dell’alta funzione che svolgono se sono in grado di rispettare reciprocamente l’autonomia e mantenerne l’equilibrio. 

E chi se lo poteva aspettare da Matteo Salvini? E non è che l’inizio. 

Eh già, noi siamo ancora qua.

Leave a reply