Il Partito Radicale denuncia la condizione dei giornalisti che in Marocco sono privati del diritto alla libertà di stampa e di espressione, trovandosi ad affrontare pratiche di censura e ostacoli sempre più sistematici, che si interpongono all’esercizio indipendente e libero della loro professione.
Vittime ultime di questa pratica sono Omar Radi e Soulaimane Raissouni: il primo, pluripremiato giornalista investigativo e fondatore della testata Le Desk; il secondo, ex caporedattore del quotidiano Akhbar Al Youm – entrambi attualmente sotto accusa per violenze sessuali.
Vari enti della società civile nazionale e internazionale, tra cui Amnesty International e Reporters Without Borders ritengono che le accuse siano infondate e che anzi siano lo strumento a cui le autorità marocchine sempre più spesso ricorrono per mettere a tacere i giornalisti dal pensiero indipendente. I due, in detenzione preventiva rispettivamente da otto e dieci mesi e in attesa di processo, hanno intrapreso l’8 aprile un’azione nonviolenta di sciopero della fame per chiedere il loro rilascio provvisorio, a seguito anche dei numerosi rinvii, delle lungaggini, nonché delle ingiustizie che hanno contraddistinto i loro casi giudiziari. Mentre Omar Radi ha dovuto sospendere lo sciopero per problemi di salute, Raissouni lo sta perpetuando in queste ore.
La società civile marocchina, supportata dalle associazioni dei paesi vicini, come la Tunisia, si sta mobilitando facendo pressioni per porre fine all’uso politico degli strumenti giudiziari e per rendere la vicenda nota a livello internazionale.
Il Partito Radicale chiede al Governo italiano di intervenire a favore dei giornalisti Omar Radi e Soulaimane Raissouni, in carcerazione preventiva in Marocco, che lottano per la libertà di stampa e di espressione con la nonviolenza.