La semplice richiesta del pm non basta: per acquisire i tabulati è necessaria l’autorizzazione di un giudice terzo. Potrebbe rivoluzionare il modo di fare indagini in Italia la decisione della Corte di Giustizia europea, che lo scorso 2 marzo si è pronunciata negativamente sulle norme dell’Estonia, stabilendo la necessità di un «controllo indipendente» che preceda qualsiasi accesso ai dati personali, salvo situazioni di urgenza debitamente giustificate, «nel qual caso il controllo deve avvenire entro termini brevi» La decisione, spiega Giorgio Spangher, professore emerito di diritto processuale penale alla “Sapienza”, richiede ora un adeguamento della legislazione italiana. Perché anche se la sentenza riguarda l’Estonia, i principi della Corte si applicano a tutti i Paesi della Ue. E le prove acquisite con tale metodo, dunque, rischiano di essere illegittime.
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