La non colpevolezza di Bruno Contrada, a più di vent’anni dall’arresto, è stata accertata prima dalla Corte di Strasburgo e poi dalla nostra Cassazione. E su questa base la Corte d’appello di Palermo aveva quantificato in quasi 700mila euro il risarcimento dovuto. Fu condannato per “concorso esterno in associazione mafiosa” per fatti degli anni Ottanta. Contrada fece notare che quel reato non esiste nel codice penale italiano (e non esiste in nessun codice penale, in tutto il mondo). La Corte Europea stabilì che in ogni caso questo reato, ”italianissimo”, prima del 1992 non esisteva né nel codice penale né in nessun aspetto della giurisprudenza, e dunque non poteva assolutamente essere contestato. Contrada non andava arrestato, non andava processato, non andava condannato, non doveva scontare nessunissima pena. La Procura e l’avvocatura dello Stato però hanno fatto ricorso contro la decisione della Corte d’Appello. Non vogliono che Contrada riceva una lira. E la Corte di Cassazione ha deciso di sospendere il risarcimento e di chiedere alla Corte di Appello di Palermo di riesaminare il caso.
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