Secondo il comunicato stampa del 14 gennaio, la Corte “ha ritenuto che i fatti denunciati dal Governo ucraino rientrassero nella “giurisdizione” della Russia sulla base del controllo effettivo che essa esercitava sulla Crimea a partire da quella data”. Non è una sentenza definitiva: ne verrà emessa una in un secondo tempo.
“Nel giungere a tale decisione ha tenuto conto in particolare delle dimensioni e della forza dell’aumentata presenza militare russa in Crimea da gennaio a marzo 2014”. L’Ucraina ha sostenuto che la Russia ha esercitato il controllo effettivo sulla Repubblica Autonoma di Crimea e sulla città di Sebastopoli, parti integranti dell’Ucraina, dal 27 febbraio 2014. L’Ucraina sostiene che le violazioni della Convenzione sono il risultato di una prassi amministrativa generale della Federazione Russa. La CEDU ha anche trovato il resoconto del governo ucraino “coerente e consistente durante tutto il procedimento dinanzi ad esso pendente; esso aveva fornito informazioni dettagliate e specifiche, supportate da prove sufficienti, per dimostrare che le truppe russe non erano state spettatori passivi, ma erano state attivamente coinvolte nei presunti eventi”. L’Ucraina ha presentato una serie di altri casi interstatali contro la Russia, e ci sono più di 7.000 domande individuali riguardanti eventi in Crimea, Ucraina orientale e il Mare di Azov.
Per approfondire clicca qui