I Paesi di frontiera sostengono un onere sproporzionato in termini di registrazione e accoglienza dei richiedenti asilo. In assenza di una riforma, devono essere convogliate maggiori risorse verso gli Stati membri in prima linea. Il regolamento di Dublino non ripartisce equamente la responsabilità tra gli Stati membri e non garantisce un accesso rapido alle procedure di asilo, dicono gli eurodeputati del Comitato per le libertà civili.
In una bozza di risoluzione per valutare il funzionamento della legge che determina lo Stato Membro che deve occuparsi di una domanda di asilo, la Commissione osserva che il Regolamento Dublino III del 2013 attribuisce una “responsabilità sproporzionata a una minoranza di Stati membri, in particolare quando si verifica un numero elevato di arrivi”. I deputati chiedono un meccanismo di solidarietà per garantire il diritto fondamentale all’asilo nell’UE e l’equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri. L’applicazione inadeguata della gerarchia dei criteri – in particolare l’uso eccessivo del criterio del primo paese di ingresso – e l’attuazione inefficace dei trasferimenti aumentano la pressione su alcuni Paesi, in particolare Grecia, Italia, Malta, Cipro e Spagna. Gli eurodeputati si rammaricano che il Consiglio, contrariamente al Parlamento, non abbia preso posizione sulla proposta di riforma del regolamento di Dublino del 2016, bloccando così tale riforma e lasciando all’Unione lo “stesso insieme di regole che si sono rivelate inefficaci” nella gestione di un numero elevato di arrivi. Insistono sul fatto che gli accordi ad hoc sulla ricollocazione non possono sostituire un sistema comune europeo e di asilo armonizzato e sostenibile e richiedono maggiori risorse e capacità per gli Stati membri in prima linea finché le regole di Dublino non saranno riformate.
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