Un nuovo studio condotto dall’Università di Losanna per il Consiglio d’Europa dimostra che la complessiva diminuzione della popolazione carceraria europea nel periodo dei lockdown di primavera e con un tasso di detenzione rimasto stabile durante l’estate è dovuta soprattutto al rilascio di detenuti per prevenire la diffusione del Covid-19 mentre attualmente il tasso ha iniziato a crescere in diverse amministrazioni penitenziarie.
Lo studio delle Statistiche penali annuali del Consiglio d’Europa (SPACE) analizza le tendenze nella popolazione carceraria europea durante il 2020 utilizzando quattro periodi di riferimento: prima della pandemia (1° gennaio), dopo il primo mese di lockdown (15 aprile), alla fine dei lockdown (15 giugno) e alla fine dell’estate (15 settembre). Il contributo dei lockdown alla riduzione della popolazione carceraria è avvalorato da un’analisi della situazione al termine del confinamento. Il 15 giugno, delle 43 amministrazioni penitenziarie che hanno fornito i dati, il numero di quelle in cui i tassi di popolazione carceraria erano diminuiti da gennaio è aumentato a 27, mentre 14 hanno mostrato tendenze stabili e solo la Svezia e la Grecia avevano tassi superiori a giugno rispetto a gennaio. Secondo il professor Marcelo Aebi, Direttore dello studio, le tendenze europee possono essere spiegate da diversi fattori, tra cui la diminuzione dell’attività del sistema giudiziario penale dovuta al confinamento, il rilascio dei detenuti come misura preventiva per ridurre la diffusione del Covid-19 e il calo della criminalità prodotto dal lockdown, che può aver ridotto le possibilità di commettere reati tradizionali. Lo studio sottolinea inoltre che almeno 3.300 detenuti e 5.100 agenti penitenziari hanno contratto il Covid-19 entro il 15 settembre nelle 38 amministrazioni penitenziarie europee che hanno fornito i dati.
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