In occasione della Giornata Europea della Giustizia, l’Ispi fa il punto sullo stato dell’indipendenza della giustizia in Europa: Italia agli ultimi posti dopo Grecia, Cipro e Repubblica Ceca. Il 25 ottobre di ogni anno si celebra l’European Day of Justice (Giornata Europea della Giustizia).
Istituito nel 2003 dalla Commissione Europea e dal Consiglio d’Europa, l’evento ha l’obiettivo di informare adeguatamente i cittadini sui loro diritti e sulle modalità di funzionamento della giustizia civile, in modo da contribuire al loro avvicinamento alla giustizia e, quindi, a migliorare l’accesso al servizio giudiziario. In occasione di questa giornata, l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) ha fatto il punto sulla situazione dell’indipendenza della giustizia in Europa. E per l’Italia non ci sono buone notizie. Per quest’analisi, Ispi ha utilizzato i dati dell’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale (IDEA), che ogni anno calcola il Global State of Democracy, un indice che offre la fotografia dello stato di salute della democrazia nei vari Paesi del mondo. Tra gli indicatori utilizzati vi è quello relativo all’indipendenza della giustizia, calcolato utilizzando attributi relativi all’indipendenza delle alte corti, l’indipendenza delle corti di giustizia, sottomissione della magistratura (i dataset utilizzati sono del centro di ricerca indipendente V-Dem). E proprio i dati dell’ultimo Global State of Democracy 2020 relativi a questo indicatore sono stati utilizzati per fare una fotografia dello scenario europeo. Lo stato dell’indipendenza della giustizia nei vari Paesi europei non restituisce buone notizie per l’Italia. Il Belpaese, infatti, viene classificato tra quelli con un “medio livello di performance”, con un valore di indipendenza pari a 0,63 (su 1). Considerando che all’interno dell’UE non vi sono Stati a “basso livello di performance”, l’Italia si attesta nella parte bassa di questa classifica, dietro a nazioni come Repubblica Ceca, Grecia e Cipro. L’Italia, però, è in buona compagnia in mezzo al guado. Tra i Paesi con performance medie, infatti, vi sono Francia (0,69), Germania (0,70) e Regno Unito (0,70), realtà spesso identificate come più virtuose in molti ambiti. A guidare la classifica, invece, sono Irlanda e Danimarca con un punteggio di 0,93, mentre l’ultimo posto è occupato dalla Romania (0,45). Dati molto positivi per Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Lettonia e Lituania, con punteggi tutti superiori allo 0,80. Infine, situazione in stand-by per la Polonia. Ad oggi, il Paese registra un pur negativo 0,51, ma i cui dati sono in aggiornamento in virtù degli ultimi sviluppi relativi alla compressione dei diritti civili. Per la nazione guidata dal conservatore Andrzej Duda si prevede un drastico calo di tutti i valori relativi alla stabilità democratica.
Il Mattino, 26 ottobre 2020
di Paolo Ganzerli
Nell’articolo de “Il Mattino” manca l’Ungheria.
Più utile sarebbe stata una tabella relativa a tutti gli Stati, accompagnata da una sintesi dei criteri di valutazione, eventualmente con esempi.