Le cifre sono da capogiro: dal 1991 al 31 dicembre 2019 ci sono stati 28.893 casi di errore giudiziario in Italia, considerando sia le ingiuste detenzioni, sia le assoluzioni a seguito di un processo di revisione. Quasi mille all’anno. E la spesa per lo Stato, tra risarcimenti e indennizzi, è stata altissima: 823.691.326 euro, circa 28 milioni e 400mila euro ogni dodici mesi.
Ma quali sono le città dove la giustizia sbaglia di più? Per quanto riguarda il periodo che va da gennaio a dicembre 2019, la Capitale è sul podio: considerando i dati dei ministeri dell’Economia e della Giustizia – analizzati e diffusi dall’associazione Errorigiudiziari.com – emerge che Roma è al terzo posto della classifica per le ingiuste detenzioni, che sono state in tutto 105. Mentre sale al secondo posto se si considera la spesa in risarcimenti: 4.897.010 euro. La classifica – Sul gradino più alto, per le custodie cautelari in carcere o ai domiciliari seguite da un’assoluzione, c’è la città di Napoli – con 129 casi -, che da otto anni si trova stabilmente nelle prime tre postazioni della classifica: nel 2017, per esempio, era al terzo posto, con 117 casi, mentre nei dati diffusi nel 2013 era già “maglia nera” con 192 casi e 4.425.370 euro risarciti. La seconda classificata per il periodo che va dal primo gennaio al 31 dicembre del 2019 è Reggio Calabria, che sale in prima postazione per quanto riguarda i risarcimenti: parliamo di 9.836.865 euro. Palermo è al decimo posto nell’elenco per i casi – sono stati solo 39 – ma sale al quinto per le cifre pagate: 3.217.001 euro in un anno. Roma era sul secondo gradino del podio per quanto riguarda i risarcimenti anche nel 2017 – erano stati spesi 3.924.672 euro – ed era nella stessa postazione della classifica anche per le carcerazioni: 137 in tutto. Il 1992 è l’anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione nei registri del ministero dell’Economia. Dall’analisi dell’associazione fondata da Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, che da più di 20 anni si occupa di malagiustizia, emerge che in tutto, arrivando al 31 dicembre 2019, si sono registrati 28.702 casi. Significa che nel nostro Paese 1.025 persone ogni anno sono state sottoposte a custodia cautelare pur essendo innocenti. Un dato che si traduce in una spesa a sei zeri per le casse pubbliche: circa 757 milioni di euro utilizzati per pagare indennizzi. Poco più di 27 milioni di euro ogni anno. Le ingiuste detenzioni – Dall’inizio di gennaio alla fine di dicembre 2019 i casi di ingiusta detenzione in tutta l’Italia sono stati 1.000 e il ministero dell’Economia ha dovuto pagare 44.894.510 euro. Dall’analisi comparata dei dati emerge che rispetto all’anno precedente i casi sono saliti di 105 unità, mentre la spesa è schizzata a +33 per cento. Va fatta una precisazione: i casi di ingiusta detenzione che ogni anno si verificano potrebbero essere molti di più rispetto a quelli che risultano dalla contabilità ufficiale, dove vengono menzionati solo quelli in cui ci sia stato un effettivo risarcimento per i giorni ingiustamente trascorsi in carcere o agli arresti domiciliari. Delle domande di riparazione presentate alle corti d’appello, infatti, molte vengono respinte: almeno un terzo. Le assoluzioni – Per quanto riguarda gli errori giudiziari veri e propri, cioè le assoluzioni dopo un processo di revisione, il totale dal 1991 è di 191 e la spesa in risarcimenti è di 65.878.424 euro, circa 2 milioni l’anno. Da gennaio a dicembre del 2019 i casi sono stati in tutto 20, due in più rispetto all’anno precedente.
Il Messaggero, 26 ottobre 2020
di Michela Allegri