Era il 24 febbraio 2017 quando il detenuto Valerio Guerrieri si suicida nel carcere di Regina Coeli. Aveva 21 anni. Il GIP Claudio Carini ha deciso nel 2020 che per questo suicidio si dovrà perseguire penalmente anche la Direttrice del carcere di quel periodo – Silvana Sergi – ed una dirigente del DAP.
Il GIP ha respinto per la seconda volte la richiesta di archiviazione perché Valerio non doveva essere in carcere bensì, come scritto nella sentenza con cui era stato condannato a quattro mesi di reclusione, in una Rems, la residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza che accoglie chi ha gravi disturbi mentali. Il procedimento, oltre la allora Direttrice del Regina Coeli ed una dirigente del DAP, riguarda anche sette agenti della penitenziaria del Regina Coeli ed un medico. Nel 2016, anno in cui Valerio viene portato a Regina Coeli nonostante le disposizioni della sentenza, l’Istituto contava 946 detenuti, il doppio di quelli per cui c’era spazio. Si è ucciso impiccandosi in bagno.
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Che responsabilità vogliono attribuire alla direzione del carcere? Il Gip dovrebbe sapere che se non c’è disponibilità di posti letto nella Rems il trasferimento non può essere effettuato. Queste strutture non sono Istituti Penitenziari e non si possono obbligare in alcun modo (almeno secondo la normativa vigente) a prendere soggetti destinatari di misura di sicurezza in sovrannumero. In ogni caso il trasferimento avviene su disposizione dell’Autorità Giudiziaria a seguito di individuazione della struttura con disponibilità di posti. Nel Lazio ci sono liste di attesa che durano mesi e mesi