“Dove c’è strage di diritto, c’è strage di popoli”: 6,8 milioni di persone soffrono di malnutrizione in Venezuela
Secondo un rapporto presentato dalla FAO a Santiago del Chile, è il Venezuela il paese in cui si è registrato il più grande incremento di malnutrizione. Inoltre, il rapporto rileva come c’è stato un aumento delle persone affamate nella regione.
Come riportato dai giornali El Pitazo e El Universal, il 12 novembre scorso è stato presentato a Santiago del Chile il rapporto Panorama sulla sicurezza alimentare e nutrizionale in America Latina e Caraibi 2019, preparato da PAHO, UNICEF e WFP. Il rapporto rileva come nel 2018, la fame in America Latina è aumentata e ha colpito 42,5 milioni di persone, ovvero il 6,5% della popolazione regionale. Al contempo è aumentata l’insicurezza alimentare e anche il tasso di obesità rimane una sfida prioritaria, con il 24% della popolazione in America Latina – circa 105 milioni di persone – che soffre di obesità, quasi il doppio della media mondiale del 13,2%.
I 42,5 milioni di latinoamericani che hanno patito la fame nel 2018 rappresentano un aumento di 4,5 milioni rispetto al minimo di 38 milioni riportati nel 2014. Tale aumento è attribuibile quasi interamente ai paesi sudamericani, dove il numero di persone denutrite è cresciuto di 4,7 milioni nel corso di quattro anni.
Un’analisi delle cifre per paese rivela una grande eterogeneità nella lotta contro la fame: tra i paesi che l’hanno ridotta, spicca la Colombia – dove negli ultimi due anni le persone che soffrono di fame sono passate da 3,6 a 2,4 milioni – oltre al Messico, Bolivia e la Repubblica Dominicana. I paesi con la più bassa percentuale di malnutriti, al di sotto del 2,5% della popolazione, sono Brasile, Cuba e Uruguay. Segue il Cile, con una percentuale del 2,7%.
Invece, mentre Haiti è il paese più affamato della regione, con quasi la metà della sua popolazione (49,3%) che ne soffre, il Venezuela è il paese in cui la malnutrizione ha colpito in modo più forte, con 6,8 milioni di persone colpite: una situazione definita “critica” per quanto riguarda la malnutrizione. Sempre secondo il rapporto Panorama, tra il 2016 e il 2018, il numero di persone che patiscono la fame in Venezuela è più che duplicato, passando da 2,9 milioni nel 2013-2015 a 6,8 milioni nel 2016-2018″, e si è verificato un “aumento significativo” del tasso di mortalità dei neonati.
In questo contesto spunta la notizia del 29 novembre scorso, secondo la quale l’esecutivo venezuelano ha firmato un ulteriore accordo di 3,6 milioni di dollari con la FAO per un programma legato alla sicurezza e la sovranità alimentare come diritto umano fondamentale. Il Ministro per la Pianificazione – incaricato con ordine di Nicolas Maduro – Ricardo Menéndez ha dichiarato a Caracas: “Stiamo firmando accordi estremamente importanti, abbiamo già firmato un accordo di cooperazione con la FAO che supera i 13 milioni di dollari e in questo momento ne firmiamo uno nuovo che prevede un finanziamento associato a 3,6 milioni di dollari”. Il rappresentante supplente della FAO in Venezuela, Rolf Hackbart, ha affermato che l’accordo “significa per noi (FAO) la continuità della cooperazione tecnica” e ha riconosciuto lo sforzo della sua squadra e del governo venezuelano “per promuovere la produzione di alimenti sani per tutti”.
Questo riconoscimento apparirebbe quasi comico se non fosse per la tragedia che ormai da anni vivono i Venezuelani, con l’esodo dei suoi cittadini più massiccio nel mondo odierno per sfuggire alla repressione di un regime corrotto che negli ultimi anni, facendo strage di diritto, ha prodotto la strage di un popolo riportata dalla stessa FAO. FAO che certamente non può fingere di non essere a conoscenza anche degli abusi che il regime di Caracas ha perpetrato in tema di sussidi alimentari e di aiuti umanitari. Infatti, sempre nel mese di novembre, il 15 per essere precisi, Il Tempo (quotidiano di Roma, città dove ha sede la FAO), ha pubblicato un esposto firmato da Valeria Di Corrado e Andrea Ossino, in cui si rivela come persone legate al Presidente Maduro hanno montato delle operazioni di riciclaggio di denaro proveniente proprio da sussidi alimentari anche attraverso delle operazioni immobiliari a Roma.
L’articolo citato parla in particolare di un attico a Via Condotti, sequestrato dai finanzieri del Nucleo Valutario, del valore di 4,7 milioni di euro e un conto bancario di 1,7 milioni di euro. Uno dei principali indagati, il colombo-libanese Alex Nain Saab Moran, è “secondo gli inquirenti della Florida un esperto di riciclaggio dei ‘proventi illeciti derivanti da corruzioni internazionali e gestione illecita dei sussidi alimentari a favore del Venezuela da parte della famiglia del Presidente Nicolas Maduro” e “risulterebbe a capo di una vasta rete di corruzione internazionale finalizzata all’ottenimento di numerosi e ingenti contratti commerciali con il Governo del Venezuela, concernenti – tra gli altri – i sussidi alimentari”. In altre parole si sarebbe appropriato dei soldi dei cittadini venezuelani, anche quelli destinati ai poveri e malnutriti. Il denaro accumulato, 350 milioni di euro, sarebbe poi finito in Europa, Asia e Africa, attraverso 26 società con sede nei paradisi fiscali”.
L’insieme dei dati rende del tutto evidente che la crisi alimentare acuta e critica è dovuta innanzitutto all’assenza di legalità e democrazia nel paese latinoamericano. Ci sembra altrettanto evidente che, senza una soluzione strutturale che riesca a riportare lo stato di diritto in Venezuela, qualsiasi quantità di aiuti non potrà avere una fine migliore di quella che storicamente ha avuto in questi anni, alimentando una repressione di governo contro il suo stesso popolo, con l’aiuto di regimi autoritari mondiali, come evidenziato durante la conferenza Venezuela oltre il Venezuela – da crisi regionale a contaggio globale organizzata dal Partito Radicale al Centro Studi Americani il 14 novembre scorso. Una crisi che, come evidenzia l’articolo del Tempo, colpisce anche l’Italia, sia per l’alto numero di concittadini in Venezuela che per i tentacoli transnazionali della corruzione che non si fermano a quanto esposto finora dal Tempo. E non ci sarebbe certo da stupirsi se altri casi di riciclaggio emergessero agli onori della cronaca nazionale.
In questo quadro, che riunisce le campagne per lo stato di diritto, il diritto alla conoscenza e la lotta contro la fame nel mondo, è decisamente significativa l’iscrizione al Partito Radicale del Deputato d’opposizione Venezuelano Armando Armas (Voluntad Popular – partito di Leopoldo Lopèz e Juan Guaido), avvenuta in occasione della conferenza. Facciamone tesoro.
Laura Harth