HONG KONG Appello al Parlamento: condannare l’ingerenza cinese e la politica estera italiana del Ministro Di Maio.

APPELLO AL PARLAMENTO DEL PARTITO RADICALE: SUBITO LA CONDANNA DELL’INGERENZA CINESE SU HONG KONG E DELLA POLITICA DI NON INGERENZA DEL MINISTRO DI MAIO SULLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLO STATO DI DIRITTO.

Roma, 19 novembre 2019 – Maurizio Turco e Irene Testa, Segretario e Tesoriere del Partito Radicale hanno chiesto ai capigruppo di Camera e Senato di censurare l’ingerenza cinese sulla politica interna di Hong Kong e di ripristinare quella che è stata storicamente la politica estera della Repubblica Italiana volta a difendere gli aggrediti dagli aggressori, a sostenere chi chiede il rispetto dei diritti umani da chi li viola. Politica messa in discussione dal Ministro degli Esteri Di Maio che il il 5 novembre scorso mentre si trovava in Cina, rispetto alla crisi con Hong Kong ha affermato “non vogliamo interferire in questioni altrui”. Una capitolazione di fronte alla politica espansionistica cinese avvenuta senza alcun dibattito parlamentare e, a quel che pubblicamente risulta, nemmeno governativo.

 

Appello ai Capigruppo di Camera e Senato

Roma, 19 novembre 2019

Egregio Presidente,

quanto sta accadendo a Hong Kong, accompagnato dalla lugubre affermazione del Ministro degli Esteri Di Maio “non vogliamo interferire in questioni altrui”, esigono una immediata presa di posizione parlamentare.
Vi è una prassi costante nella politica estera della Repubblica Italiana a difesa dei diritti umani. Politica esplicitata dai Governi e dalle aule parlamentari, sia quella nazionale che quelle europee, del Parlamento europeo e dell’assemblea del Consiglio d’Europa.
Una politica che si è sempre mossa chiaramente e con prese di posizione esplicite a difesa degli aggrediti.
Ci rivolgiamo a Lei, certi che Lei e il suo gruppo condividano il fatto che la difesa dei diritti umani fondamentali e dello Stato di Diritto fondato sulla separazione dei poteri siano alla base della convivenza civile e che la loro difesa non possa avere confini.
Le alleghiamo una risoluzione che Le chiediamo di depositare e di voler porre con la massima urgenza all’attenzione dell’Ufficio di Presidenza perché sia portata in aula nel più breve tempo possibile.

Distinti saluti
Maurizio Turco, Irene Testa
Segretario e Tesoriere

RISOLUZIONE

Considerato che:
– I recentissimi scontri, ancora in corso, a Hong Kong, nella zona della Politechnninc University ma non solo, rendono sempre più evidente l’assetto autoritario della Cina di Xi Jinping e l’azione dispotica di un regime pronto a tutto per reprimere il dissenso, annientare le diversità e negare la libertà.
– Pechino sta facendo strame del principio “un Paese, due sistemi” che avrebbe dovuto governare la relazione tra Pechino e Hong Kong fino al 2047, anno in cui si concluderà la transizione dell’ex colonia britannica sotto il governo cinese.
– Di fronte al rischio sempre più verosimile di un vero e proprio massacro, non è possibile rimanere in silenzio e osservare un regime che mette sotto uno spietato controllo tecnologico i propri cittadini, dosando punizioni e premi, verità e menzogne, come avviene in maniera sempre più capillare e profonda attraverso il cosiddetto sistema di “credito sociale”.
– È profondamente preoccupante che il confronto tra la polizia di Hong Kong e i manifestanti alla Politechnic University sia aumentato dal pomeriggio del 17 novembre 2019, quando la polizia ha bloccato le uscite dell’università e assediato il campus universitario con cannoni ad acqua e veicoli blindati, mentre i manifestanti tentavano di rispondere con bombe molotov e frecce.
– Lo scontro abbia raggiunto un livello estremamente pericoloso, in cui si fa gravemente reale la minaccia della polizia di usare munizioni reali contro i manifestanti, causando un massacro e una conseguente crisi umanitaria.
– L’addestramento e le armi delle forze di polizia sono molto più sofisticati di quelli dei manifestanti. L’accusa e l’uso della forza da parte dei manifestanti non possono dunque essere equivalere a minacce immediate di morte, il che significa che l’uso di armi da fuoco contro i manifestanti costituirà una violazione delle norme internazionali sui diritti umani e, eventualmente, un crimine contro l’umanità. Lo stesso vale rispetto ai cittadini di Hong Kong che, bersagliati anch’essi dai colpi di arma da fuoco delle forze di polizia aggraverebbero un bagno di sangue, che si può ancora scongiurare.

Tutto ciò considerato:
– Ci appelliamo alle forze di polizia di Hong Kong affinché limitino l’uso della forza e non impieghino l’uso di armi da fuoco. La polizia deve usare solo una forza non letale o altri mezzi per affrontare adeguatamente la situazione. Chiediamo inoltre alla polizia di liberare l’area all’interno e attorno al Politecnico di Hong Kong per ridurre la tensione permettendo l’ingresso e l’uscita dall’università.
– Riteniamo urgentissimo sottolineare che qualsiasi uso della forza da parte della polizia deve essere conforme ai principi fondamentali enunciati dalle Nazioni Unite e che pertanto gli agenti delle forze dell’ordine devono usare le armi da fuoco solo in caso di minaccia immediata di lesioni gravi, o di morte, o per autodifesa o per difendere altri.
– Siamo convinti che la coraggiosa popolazione di Hong Kong, che senza distinzioni di classe o età è voce e corpo della speranza democratica, meriti tutto il nostro sostegno e la nostra ammirazione e che il silenzio del Presidente Trump costituisca un’ulteriore ragione di inquietudine che deve spronarci a non rimanere inerti e condannare pubblicamente, in ogni sede internazionale, ogni atto di violenza che potrebbe richiamare altra violenza.
– Facciamo nostre le parole dell’ex presidente della Camera dei Comuni, John Bercow, che il 17 novembre ha dichiarato: “L’erosione della libertà ad Hong Kong è sfuggita di controllo negli ultimi mesi, e mi unisco agli appelli rivolti a Carrie Lam perché svolga il suo dovere di proteggere la vita dei cittadini di Hong Kong, in particolare dei giovani, scongiurando la perdita di vite umane. Non condono la violenza da parte di una piccola minoranza di manifestanti, ma credo che le persone di Hong Kong abbiano il diritto di vivere in libertà e dignità, con i diritti umani fondamentali e senza paura, e perciò chiedo al governo di Hong Kong di ordinare alla polizia di usare moderazione.”
– Ribadiamo l’urgenza di definire una politica europea comune che ribadisca l’assoluta necessità di inserire il “principio di condizionalità e di reciprocità” nei rapporti commerciali, non solo con la Repubblica Popolare, come meccanismo di contenimento e di contrasto alle minacce politiche, economiche, militari e sociali.
– Chiediamo a tutte le forze democratiche in Italia di unirsi nella difesa dei diritti universali dei cittadini di Hong Kong e di stigmatizzare quanto affermato il 5 novembre scorso dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre si trovava in Cina, rispetto alla crisi con Hong Kong: “non vogliamo interferire in questioni altrui”.

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