Illustre Presidente Amb. Giampiero Massolo,
questa lettera nasce dall’esigenza di far seguito all’analisi pubblicata dall’Istituto che Lei presiede il 28 luglio u.s., dal titolo “Iran: chi sono i Mojaheddin-e Khalq, i radicali sostenuti dai falchi USA”.
Scorrendo lo scritto autrice, lDr.ssa Annalisa Perteghella, stupisce e al tempo stesso preoccupa come questo approfondimento dell’ISPI ricalchi fedelmente tesi propagandistiche portate avanti da molto tempo dal regime iraniano, impegnato da sempre, e in misura crescente negli ultimi tempi, nel tentativo di azzeramento di qualsiasi opposizione al regime, anche al di fuori dell’Iran. Il rapporto delll’ISPI ignora completamente il sempre più largo sostegno riconosciuto al “Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana – NCRI” da ampi strati del panorama politico e della società civile non solo statunitense, ma anche europeo.
Nel paventare una legittimazione del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana -NCRI – il rapporto dell’ISPI sembra non voler riconoscere la validità e l’autorevolezza di numerose iniziative a sostegno del NCRI– ad esempio il successo della grande campagna lanciata da “France Libertés” di Danielle Mitterand per la cancellazione del “PMOI/MEK” dalle liste UE delle organizzazioni terroristiche, oppure la protezione riconosciuta dal nostro Paese a decine di appartenenti a questa organizzazione provenienti da Camp Ashraf e Camp Liberty in Iraq, sopravvissuti ai massacri compiuti da Teheran – e delle risoluzioni adottate dai Parlamenti di Gran Bretagna, Francia, Italia e infine dal Parlamento Europeo, al fine di porre Teheran di fronte agli obblighi imposti dalla comunità internazionale di garantire il pieno rispetto dei diritti umani e civili al proprio popolo, vessati ormai da quaranta anni di repressione e oscurantismo.
Su questo tema è invece davvero sorprendente rilevare come un Istituto accreditato in Italia tra le voci autorevoli per analisi e studi internazionalistici, possa escludere da un rapporto sulla dissidenza e la rivolta contro il regime teocratico di Teheran quella impressionante mole di appelli e dichiarazioni che nel corso degli anni un elevato numero di parlamentari occidentali, e europei in particolare, appartenenti a quasi tutti gli schieramenti hanno avanzato a difesa del pluralismo e dei diritti umani in Iran. Recentemente, ad esempio,38 senatori italiani hanno firmato una dichiarazione di sostegno al popolo iraniano nella loro rivolta anti regime e alla Resistenza iraniana come interlocutore principale per portare la libertà e la democrazia in Iran. Ulteriore iniziativa è stata mossa da 310 nostri Parlamentari di tutte le forze politiche al governo italiano, al fine di condannare ufficialmente i massacri del 1988 e di condizionare le relazioni con Teheran, ad ogni livello, al cessare definitivo delle esecuzioni capitali.
Sulla stessa linea, 197 membri del Parlamento Europeo hanno lanciato un appello alle istituzioni europee al fine di attivare apposite commissioni d’inchiesta per far luce e soprattutto rendere giustizia alle vittime del massacro di 30.000 prigionieri politici avvenuto nel 1988 per mano del regime e con il contributo personale di alcuni personaggi che tutt’oggi ricoprono incarichi governativi di rilievo. Solo per citare, i Ministri della Giustizia scelti dal “moderato” Presidente Rouhani nei suoi due altrettanto “moderati” esecutivi: l’attuale Alireza Avaie e il suo predecessore Mostafa Pourmohammadi.
Ma questo non è il solo aspetto a non essere preso in esame dal precitato studio dell’ISPI. La ricerca tace persino sul gravissimo rischio corso dalle decine di migliaia di partecipanti all’annuale raduno della Resistenza iraniana tenutosi a Parigi il 30 giugno scorso. Una straordinaria manifestazione a cui hanno voluto prendere parte per esprimere il proprio sostegno non solo le personalità statunitensi indicate dall’autrice, ma anche numerosi esponenti politici e della società civile europei, e che ci ha resi direttamente testimoni di quel sincero e vivo desiderio di cambiamento e di democrazia che anima il popolo iraniano anche lontano dalla propria terra. La notizia di un attacco dinamitardo da compiere nel luogo dell’evento, sventato grazie ad un esemplare lavoro di cooperazione nelle indagini svolto a livello europeo e che ha portato anche all’arresto di un diplomatico iraniano in Austria, ribadisce quel segnale già chiaro che colloca il regime di Teheran a concreta minaccia alla sicurezza e stabilità internazionali non solo nella regione mediorientale, ma anche in l’Europa.
Si assiste ormai da troppo tempo ad una non più sostenibile politica di appeasement nei confronti della Repubblica Islamica, voltando costantemente le spalle a quei principi cardine del sistema democratico internazionale e del mondo occidentale, in nome di una normalizzazione – a caro costo! – dei rapporti e specialmente di illusori e quantomeno effimeri vantaggi economici. Proprio per queste ragioni riteniamo di particolare gravità che un Istituto come l’ISPI possa essere portavoce di tesi profondamente di parte, identiche a quelle sostenute da un regime considerato dalle Nazioni Unite tra i più gravi violatori dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sostenitore del terrorismo internazionale, attivamente coinvolto in strategie di destabilizzazione regionale e globale. Nell’esprimere l’auspicio che l ‘Istituto che Ella presiede torni a dimostrare obiettività, equilibrio, accuratezza e sensibilità di analisi per questioni rilevanti per gli interessi nazionali Le inviamo i migliori saluti.
Matteo Angioli, Segretario del Global Committe for the Rule of Law – Marco Pannella
Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino
Maurizio Turco, Rappresentante legale Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, Presidente Global Committe for the Rule of Law – Marco Pannella
Elisabetta Zamparutti, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino
Ed i parlamentari ed ex parlamentari Sen. Stefania Pezzopane, Sen. Paolo Corsini, Sen. Pietro Liuzzi, On. Nicola Ciracì, On. Mariano Rabino, On. Antonio Tasso, On. Carlo Ciccioli insieme a Antonio Stango, President FIDU e Loredana Biffo giornalista e ricercatrice