Giovedì 22 marzo, durante la 37a Sessione del Consiglio ONU per i Diritti Umani, è intervenuto in assemblea a nome del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (PRNTT) Makarar Thhai, esponente del Partito di Salvataggio Nazionale della Cambogia (PSNC), principale forza politica di opposizione in quel paese, fondata da Sam Rainsy e disciolta ufficialmente il 16 novembre 2017 con una decisione politicamente motivata dalla Corte Suprema cambogiana per volontà del Primo Ministro Hun Sen, al potere da 33 anni.
Poco dopo aver preso la parola per denunciare la repressione in atto nel suo paese e le elezioni farsa che si terranno il prossimo 29 luglio, Thhai è stato interrotto ben quattro volte: due volte dal Rappresentante della Cambogia e altre due dai Rappresentanti di Repubblica Popolare Cinese e Venezuela. Solo gli interventi dei Rappresentanti di Stati Uniti, Australia e Norvegia hanno permesso all’oratore di concludere il suo discorso, sebbene ridimensionato poiché ogni ONG ha a disposizione due minuti.
Il giorno precedente anche il dissidente cinese iscrtito al PRNTT e membro onorario del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella”, Jianli Yang, era stato interrotto dal Rappresentante della Repubblica Popolare Cinese.
Di seguito il testo integrale dell’intervento che Makarar Thaai ha potuto pronunciare parzialmente.
37a Sessione del Consiglio per i Diritti Umani ONU
Ginevra, 22 marzo 2018
Dopo che la Corte Suprema della Cambogia ha disciolto il PSNC (il principale partito d’opposizione), un numero importante di parlamentari, funzionari ed eletti locali di questo partito sono fuggiti dal Paese per timore della loro sicurezza. Alcuni si sono rifugiati in Thailandia, altri hanno trovato riparo in altri paesi, e quelli che sono rimasti in Cambogia sono stati vittime di vessazioni e intimidazioni da parte delle autorità.
Recentemente, un tribunale cambogiano ha aperto una causa contro cinque alti responsabili dell’opposizione (Sam Rainsy, Saumura Tioulong, Mu Sochua, Eng Chhay Eang e Monovithya Kem) con l’accusa di aver proseguito l’attività politica al di fuori del loro paese.
Vista la persecuzione politica contro il partito d’opposizione, contro alcune ONG e contro i media indipendenti, i cittadini cambogiani temono che le elezioni nazionali previste il 29 luglio 2018 non saranno né libere né giuste.
Poiché l’elezione dei dirigenti cambogiani è una questione fondamentale per il popolo cambogiano, l’ONU dovrebbe sostenere attivamente elezioni libere e corrette, un sistema politico solido con un’opposizione credibile e il diritto del popolo cambogiano di eleggere i suoi dirigenti liberamente, così da legittimare il voto.
L’articolo 29 degli Accordi di Parigi del 1991, con cui fu negoziata la fine del conflitto in Cambogia stipula che: “Senza condizionare le prerogative del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e su domanda del Segretario Generale, i due paesi Co-Presidenti della Conferenza di Parigi sulla Cambogia, nell’eventualità di una violazione o di una minaccia di violazione del presente Accordo, avvieranno immediatamente le consultazioni necessarie, includendo i membri della Conferenza affinché vengano adottate le disposizioni necessarie per assicurare il rispetto di tali impegni”.
Il Segretario Generale dell’ONU dovrebbe dunque invitare i Co-Presidenti della Conferenza di Parigi sulla Cambogia del 1991, cioè Francia e Indonesia, a prendere le misure appropriate, conformi all’articolo 29 per riportare la Cambogia sulla via della democrazia e dei diritti umani.
Vi ringrazio.
Makarar Thhai
Guarda l’intervento di Makarar Thhai (a 4h29’56”) sul sito delle Nazioni Unite