Risposta alle missive di Gianfranco Spadaccia del 10 e del 17 agosto (pubblicate in coda alla lettera)

ROMA 23 AGOSTO 2017.

A Gianfranco Spadaccia.

Rispondiamo, quali destinatari diretti delle tue lettere, successivamente rese pubbliche, prendendo atto della tua personale iscrizione e di quelle, se verranno, da te al momento preannunciate.

Prendiamo atto altresì, quantomeno di una parziale revisione dei toni usati nei nostri confronti, anche durante il congresso di Rebibbia, nel corso del quale, ricorderai senz’altro, hai avuto amplissima possibilità di esprimere le tue opinioni e presentare una mozione, entrambe non accolte positivamente dal Congresso.

Delude e dispiace, venendo da una persona come te con la tua storia, sentir ribadire l’illegittimità del deliberato congressuale e la richiesta di rimettere tutto in discussione; di “annullare” quanto deciso dagli iscritti riunitisi in Congresso e “concordare” una linea alternativa di “conciliazione” fra la Presidenza del PR e te più altri e fa il paio con l’aver voluto indirizzare la medesima lettera ai membri del consiglio di amministrazione della società Centro di Produzione che nessuna competenza ha in merito.

Difficile, per non dire impossibile, aprire un dialogo con queste premesse.

Capisci da te Gianfranco, che continuare a sostenere l’illegittimità del Congresso e dei suoi deliberati è privo di qualsiasi fondamento, giuridicamente e politicamente parlando. Avete sostenuto che convocare il congresso in un carcere fosse finalizzato ad impedire la partecipazione agli iscritti; frutto del tentativo di effettuare un colpo di mano. “Come convocare un’assemblea di condominio alle tre di notte in alta montagna”, è stato scritto, senza alcun senso per il ridicolo, da dirigenti di Radicali Italiani.

Ne abbiamo sentite e lette di tutti i colori sul punto, salvo poi, voi, essere smentiti dai fatti: come i numeri dimostrano, il 40° Congresso Straordinario del Partito Radicale è stato più partecipato del precedente e tra i piu’ partecipati degli ultimi decenni, e chiunque lo abbia voluto è potuto entrare senza alcun problema, anche a Congresso in corso, nel carcere di Rebibbia.

Allo stesso modo la mozione, votata dalla maggioranza qualificata dei Congressisti, è assolutamente legittima, giuridicamente e politicamente, adottata a norma di Statuto e del Regolamento del Congresso approvato all’inizio dei lavori: come sempre si è fatto, anche per le revisioni statutarie – e la mozione non modifica permanentemente lo Statuto ma lo sospende temporaneamente – da quando il Partito Radicale si riunisce a congresso.

Tesi infondate, dunque, capaci solo, disinformando, di far agitare gli animi dei ‘tifosi’, di chi vuol agitare ed essere agitato.

Il Partito Radicale c’è Gianfranco e come sapete, sta lottando – con risorse scarse e senza alcun aiuto da parte dei media di regime che invece pare hanno stretto una solida alleanza con Radicali Italiani e la Associazione Coscioni i cui esponenti non hanno speso neppure una parola in Tv o sui giornali riguardo la mozione di Rebibbia e la campagna di iscrizioni in corso – con chi vuole e con chi ci sta, per raggiungere gli obiettivi della mozione che parrebbe ingeneroso ricordare a te e a coloro che hanno sostenuto le tue lettere.

Questo Partito può piacervi o no, ma è quello che ha voluto il Congresso con la larghissima maggioranza dei congressisti e con questo abbiamo TUTTI la responsabilità di doverci confrontare. Le decisioni sono state assunte dai congressisti a maggioranza qualificata e per quanto te sei senz’altro un autorevole esponente storico dell’area radicale, non puoi pretendere di sostituirti a loro, imponendo la tua volontà contro quella del Congresso. Gianfranco anche la retorica contro Turco, il cattivo, l’uomo nero, l’ununviro, consentici di dirti che ha francamente stufato. Personalizzare la contesa, come continuamente hai tentato di fare coi tuoi interventi pubblici, aiuta a spoliticizzarla, e questo è funzionale ai tuoi desiderata, ma alimenta un odio – basta leggere ciò che scrivono i neo radicali italiani sui social di riferimento – che non ti e non vi fa onore.

È invece sul piano della politica e della coerenza dei comportamenti politici che avremmo auspicato da tempo un confronto.

Ora cosa dovremmo dire e fare secondo te?

Dire ai circa 400 congressisti “scusate, ci siamo sbagliati. Voi, le vostre iscrizioni, i vostri voti non contano nulla, voi non contate nulla perché, a giudizio di Spadaccia, non avete capito nulla e siete degli emeriti fessi?”

O ancora, “autorevoli e storici esponenti dell’area Radicale, che si sono iscritti/attivati positivamente dopo un anno per sostenere la campagna di iscrizioni, vorrebbero, in quanto tali, pur se minoranza, rimettere in discussione il congresso e la mozione approvata(?)”.

Gianfranco la tua proposta, sottoscritta anche da altri, come ben sai data la tua lunga esperienza radicale, è semplicemente irricevibile: non puoi chiederci di seppellire la mozione per fare un accordo con voi.

Ci spiace, per noi valgono le regole. E nel considerare la primazia delle regole che noi stessi, tutti, ci siamo nel tempo dati, non possiamo fare l’economia di ciò che recentemente è stato, con l’avallo o addirittura il protagonismo di alcuni sottoscrittori della tue lettere.

La presentazione di liste Radicali (con un rilievo nazionale) decisa in quanto tale in qualche segreta riunione a quattro/cinque persone, contro regole scritte e prassi di segno contrario sedimentate in decenni di storia Radicale è stato un fatto gravissimo e, come tale, senza precedenti.

Un colpo di mano con la messa in gioco del “brand” – la definizione è di Cicciomessere – per soddisfare ambizioni istituzionali personali e tentare di racimolare un pugno di voti in più all’indomani della morte di Marco, mettendo a repentaglio, incuranti delle conseguenze, quella transpartiticità che è pilastro costitutivo del PRNTT.

Emma stessa, che è tra i firmatari della tua, avrebbe avuto gioco facile a porsi alla testa del Partito ove avesse agito in modo diverso, per unire, garantendo il rispetto delle nostre regole, di noi tutti. Invece ha scelto, consapevole delle conseguenze e coerentemente con il vostro documentato rifiuto di dialogare con Marco almeno dal 2013, di avallare il divisivo colpo di mano elettorale. Per tentare di scrollarvi di dosso “i Pannelliani”?

O ancora, le mozioni convergenti dell’associazione Radicali Italiani e dell’Associazione Luca Coscioni che impegnano i dirigenti a costituire un coordinamento alternativo e senza alcun minimo impegno rispetto agli obiettivi della mozione di Rebibbia. Con ogni successivo comportamento coerente con quelle mozioni, finalizzato, usando strumenti del Partito, a cannibalizzare iscrizioni (guarda caso anche RI, dopo la mozione di Rebibbia si è per la prima volta nella sua storia dato come obiettivo 3000 iscritti) sottraendole al PRNTT.

Tu, voi continuate a parlare e scrivere di improbabili, perché statutariamente impossibili, espulsioni. I media, quelli di cui sopra, hanno dato grande eco alle vostre lamentazioni sul punto.

Bugie, Gianfranco.

Tu sai che nessuno può essere espulso, tanto meno te o Emma. Le porte di Via di Torre Argentina sono sempre state aperte a chiunque, iscritto al Partito Radicale, che vi volesse realmente entrare.

La teoria dei fatti invece a noi conferma che voi vi siete scientemente posti in competizione, in conflitto, con quel soggetto politico che da Statuti avreste dovuto contribuire a costituire, salvo poi passare, grazie all’ampia complicità delle solite firme della solita carta stampata, da vittime di inesistenti espulsioni.

Legittimo che tu voglia pensare che il PRNTT sia oggi un vuoto di iniziativa politica, ma così non è grazie all’impegno quotidiano di decine di compagni sul fronte giustizia, diritto alla conoscenza e Stati Uniti d’Europa.

Legittimo che questi compagni, che quotidianamente dedicano le loro energie, il loro tempo, la loro salute e i loro risparmi si sentano, come dire, offesi dal tuo giudizio.

Ad oggi, nonostante tutto questo e i palesi ostruzionismi siamo a 1.615 iscritti per il 2017, con 370 iscrizioni parziali da completare; gli iscritti non italiani sono 182, erano 9 nel 2016.

Certo la strada è in salita, ma è già un’importante risposta a quanti dicevano che ”il cattivo Turco” aveva proposto l’obiettivo irraggiungibile dei 3.000 iscritti per chiudere il Partito.

Il Partito non chiuderà, faremo di tutto per non farlo chiudere, l’obiettivo non è così lontano e siamo certi che, con te se lo vorrai e con chi lo vorrà, potremmo farcela. Ciascuno come sa e come può, ma nel rispetto delle regole che ci siamo dati.

Viva il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e quanti vorranno continuare a farlo vivere.

Matteo Angioli, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Antonella Casu, Antonio Cerrone, Deborah Cianfanelli, Sergio D’Elia, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mariano Giustino, Giuseppe Rossodivita, Irene Testa, Maurizio Turco, Valter Vecellio, Elisabetta Zamparutti.

* * * SEGUONO LE MISSIVE DI GIANFRANCO SPADACCIA * * *

ROMA 10 AGOSTO.

All’Ufficio di Presidenza del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

Al Consiglio di Amministrazione di Radio Radicale

Cari amici,

mi rivolgo a voi con questa espressione che mi è suggerita da una lunga consuetudine di rapporti, durata alcuni decenni, cercando di dimenticare gli atteggiamenti assai poco amichevoli che ho ricevuto da alcuni di voi negli ultimi anni, per iscrivermi al Partito e cercare di contribuire in questa maniera al raggiungimento dei 3000 iscritti entro il 2017 e contribuire a determinare le condizioni che ne impediscano la chiusura. Invio a questo scopo un assegno di 200 euro.

Qualche mese fa, in una riunione di Radicali Italiani, dissi che mi sarei iscritto solo quando almeno altri 30 radicali avessero condiviso con me l’iscrizione. Mi ripropongo infatti, se me ne sarà data la possibilità, di accompagnare questa iscrizione con una iniziativa politica, rivolta a radicali, sostenitori, simpatizzanti che, condividendo le mie posizioni, intendano contribuire a rimettere in discussione la mozione di Rebibbia a cominciare dalla sospensione dello statuto, che io continuo a ritenere illegittima e dalla decisione di decretare, con l’espulsione di quattro soggetti costituenti del partito, una scissione che, per chi l’ha voluta come per chi l’ha subita, si rivela come un atto distruttivo di ogni possibilità di successo per una significativa presenza e iniziativa radicale.

Solo così sarà possibile riaprire tra tutti i radicali, nessuno escluso, quel dibattito che a Rebibbia non si è potuto neppure iniziare per la pervicace ricerca di un rendimento dei conti. Sarebbe così finalmente possibile chiedersi tutti insieme cosa fare di un partito nonviolento, transnazionale e transpartito che oggi è forzatamente solo italianofono; quali obiettivi possa e debba darsi di fronte a una crisi della globalizzazione che rischia di provocare ovunque nel mondo la crisi della democrazia liberale e dello stato di diritto, il dissolvimento di ciò che rimane dell’Unione Europea e il travolgimento dei diritti umani.

Assicurare questo dibattito era lo scopo della richiesta, avanzata a Rebibbia, di una seconda sessione del congresso. C’è un vuoto di analisi, di idee, di obiettivi politici da riempire con scelte e iniziative radicali davvero straordinarie. E c’è una divisione e una dispersione di energie che è solo fonte di indebolimento anche per i pur encomiabili sforzi e le iniziative che vengono compiuti e messi in atto da associazioni e movimenti radicali per colmare questo vuoto.

Per il resto sono disposto a discutere di tutto: di quale assetto statutario dobbiamo darci, del rapporto che deve intercorrere tra partito e altri soggetti radicali. E, naturalmente e in primo luogo, dello stato delle iniziative sugli obiettivi dell’amnistia e della riforma della giustizia e del diritto alla conoscenza, che fanno parte anche delle mie priorità, purché non mi si dica che sono di per sé risolutivi, il primo, della crisi dello stato di diritto in Italia e, il secondo, della crisi della democrazia e dei diritti umani.

Nel momento stesso in cui mi iscrivo vi chiedo di consentire a me ed eventualmente anche ad altri che lo volessero, di partecipare con queste posizioni e motivazioni alla campagna di iscrizioni al partito avvalendomi della possibilità di partecipare ai fili diretti che Radio Radicale dedica alla campagna.

Questa mia dichiarazione e richiesta è accompagnata da una serie di firme di condivisione da parte di alcuni che, come me, annunciano la loro iscrizione e di altri che sono già iscritti.

Cordiali saluti,

Gianfranco Spadaccia

membro di diritto del Senato del Partito Radicale nonviolento transnazionale e transpartito,

iscritto al Partito Radicale dal momento della sua fondazione nel 1955,

iscritto a Radicali Italiani, all’Associazione Luca Coscioni, a Certi Diritti, membro del Comitato di Non c’è Pace Senza Giustizia, soggetti costituenti del PRNTT.

P,S.: hanno fatto pervenire adesioni alla mia lettera di iscrizione le seguenti compagne e i seguenti compagni, che ringrazio: alcuni di essi sono già iscritti, altri si sono iscritti o hanno annunciato l’intenzione di iscriversi dopo aver conosciuto la mia lettera. Conto che altri facciano lo stesso. I nomi sono riportati in rigoroso ordine alfabetico. Subito dopo l’invio della lettera provvederò indirizzerò all’IBAN del Partito la quota di iscrizione di 200 euro.

Andrea Andreoli, Rocco Berardo, Lucio Bertè, Igor Boni, Emma Bonino, Michele Capano, Marco Cappato, Nicola Carboni, Alessandro Celuzza, Salvatore Colace, Antonietta Cretella, Andrea De Liberato, Michele Del Rio, Filomena Gallo, Paola Maria Gianotti, Enzo Gravina, Norberto Guerriero, Michele Guaitini, Franco Levi, Carlo Loi, Fabio Majocchi, Andrea Maori, Alessandro Massari, Luigi Mazzotta, Giusi Nibbi, Fabrizio Pesoli, Pietro Pipi, Marcello Pitta, Adriana Sala, Enea Sansi, Stefano Santarossa, Giulia Simi, Marco Sindona, Mario Staderini, Fabrizio Starace, Mauro Toffetti, Shelt Wilhelmine Mina Welby, Manuela Zambrano

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ROMA 17 AGOSTO 2017.

Cari amici,

Ho perfezionato la mia iscrizione inviando un bonifico di 200 euro al Partito Radicale. Rispondo ad alcune delle obiezioni che sono state rivolte alle motivazioni contenute nella lettera indirizzata all’Ufficio di Presidenza del PRNTT con la quale ne annunciavo l’intenzione. Da questo momento di conseguenza non sono solo un radicale ma un radicale iscritto al Partito Radicale nonviolento transnazionale e transpartito.

1. Quando ho affermato che intendevo rimettere in discussione la mozione di Rebibbia, non ho mai inteso rimettere in discussione le priorità che da anni costituiscono gli obiettivi politici dei radicali o almeno della grande maggioranza di essi, che sono anche i miei obiettivi e le mie priorità. Sono impegnato invece a rimettere in discussione il blocco di ogni discussione e di ogni dibattito sui mutamenti che sono intervenuti nella situazione politica in Italia, in Europa e nel mondo. Intendo restituire agli iscritti la piena sovranità sulle scelte del partito. Intendo sospendere la sospensione dello statuto e dei diritti statutari degli iscritti. A chi irride a questa esigenza di dibattito (dibatttito, dibattttito!) ricordo che l’azione politica del partito è rimasta pressoché paralizzata e bloccata per alcuni anni, che il segretario eletto in congresso non si è mai insediato, che nessun confronto e nessuna discussione è avvenuta nelle sedi statutarie econgressuali. Alla vigilia del Congresso di Rebibbia Adriano Sofri, che credo sia legittimo considerare un amico, ci e si pose alcuni interrogativi su ciò che poteva essere il partito radicale dopo Pannella e lo fece sul Foglio, un giornale che non può, anch’esso, non essere considerato amico: quel dibattito fu praticamente disertato da tutti i dirigenti radicali di ogni affiliazione e sponda e onorato solo dagli interventi di alcuni “vecchi signori” (io stesso, Angiolo Bandinelli, Lorenzo Strik Lievers). Ricordo a tutti che proprio il fatto di aver saputo individuare i processi degenerativi della globalizzazione, denunciare per tempo la crisi della e delle democrazie e averne saputo prevedere gli inevitabili sviluppi e i probabili esiti non ci esime dall’affrontarli con le nostre idee, con i nostri nuovi obiettivi e con la lotta politica.

2. Ho avuto reazioni scandalizzate alla affermazione con quale esprimevo l’opinione che mi fa ritenere illegittima la sospensione dello statuto, decisa – mi è stato fatto osservare – a grande maggioranza. In quanto sostenitore teorico e pratico dello Stato di diritto so che gli statuti come le costituzioni sono le regole comuni che riguardano tutti i cittadini, che appartengano a una maggioranza o alle minoranze ed anzi debbano tutelare innanzitutto queste. A quella deliberazione contesto di essere avvenuta al di fuori di ogni procedura esplicita di revisione statutaria. Inoltre ritengo che un congresso possa modificare lo statuto, non possa sospenderlo come si è fatto a Rebibbia, sospendendo i diritti statutari degli iscritti. E’ una sospensione che mi ricorda tanto la sospensione dello statuto albertino ad opera delle leggi speciali del ’25. Anche allora a deciderla fu una maggioranza.

3. Ci si è scandalizzati anche perché da alcuni mesi dico che mi sarei iscritto al PRNTT solo se altri cinquanta radicali si iscrivevano con me. Ma come, ci si è chiesti, e i 1500 già iscritti non sono radicali? Tranquilli, io non appartengo a coloro che scomunicano ed espellono (mi dispiace che Rita Bernardini a cui continuo a voler bene, e che continuo a ringraziare per la sua preziosa azione, non potendo espellermi, non potendo rifiutare la mia iscrizione, mi e ci inviti a prendere atto delle differenze e a non iscriverci). Non appartengo a coloro che dividono radicali buoni e radicali cattivi, puri e impuri, fedeli e traditori, ortodossi ed eretici. Avevo pronunciato quella frase in un comitato di Radicali Italiani. Speravo di avere adesioni e incoraggiamenti ad andare avanti dai dirigenti di RI. Non è avvenuto. Li comprendo anche se sbagliano: pur avendo compiuto iniziative encomiabili coronate da successo, hanno ricevuto solo odio e disprezzo e sono giustamente scettici su ogni possibilità di dialogo. Hanno invece aderito, oltre a Gallo, Cappato e Berardo, che ringrazio, una serie di compagni che sono iscritti al PR e a RI, o ancora solo all’uno e non all’altro o non sono iscritti (ancora) a nessuno dei due perché non comprendono questa divisione ma sostengono le iniziative degli uni e degli altri e, infine, alcuni iscritti a RI che condividono il mio obiettivo e le mie motivazioni. E’ la prova che esiste una comunità radicale assai più larga di quella che ha voluto e di quella che, di fatto consenziente, ha subito come inevitabile e perfino opportuna questa divisione.

Fin qui le risposte ad alcune delle obiezioni che mi sono state opposte. Ma poiché ora, dopo il versamento, sono formalmente iscritto a tutti gli effetti, preannuncio una terza lettera in cui spiegherò perché, pur essendone entusiasta, non mi accontento del separato “fare” dei diversi soggetti della ex galassia radicale.

Gianfranco Spadaccia.

Adesioni ricevute dopo la pubblicazione su Facebook delle mia precedente lettera:

Anna Riina, Monica Cuneo, Simona Viola, Giancarlo Cancellieri, Andrea Furgiele, Paolo Bré, Francesco Mastroviti, Sergio Giordano, Aldo Ravazzi Douvan, Carmelo Impusino, Irene Agnello

(Se ho dimenticato qualcuno me ne scuso)

P.S. Ho promesso a Giusi Nibbi di non raccogliere provocazioni polemiche e di non avvalorarle ed esasperarle con le mie risposte. Non risponderò perciò a Valter Vecellio. Molto pacatamente vorrei però invitarvi a leggerlo e a confrontare le sue parole e i suoi giudizi con i risultati ottenuti in questi ultimi quattro anni dall’ALC, con la segreteria di Filomena Gallo, non solo in termini di iscritti, sostenitori e autofinanziamento ma soprattutto in termini di lotta politica, azione nonviolenta, progetti di legge di iniziativa popolare: abbiamo smantellato gran parte della Legge 40 e fatto fare un decisivo salto di qualità alla lotta per il diritto alla eutanasia e sul testamento biologico, come avrebbero (hanno) voluto Luca e PierGiorgio.

P.S. n.2: Elisabetta Zamparutti mi ha rimproverato di non essere iscritto a NTC. Le ho risposto che sono stato evidentemente contagiato da questo clima di intolleranza e che lo farò all’inizio di settembre. NTC appartiene infatti anche alla mia storia.

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